Absit iniuria verbis. Delle due l’una: o erano bugiardi quando, fino a ieri, si offendevano e detestavano, oppure lo sono ora che si giurano amore eterno; sia come sia di bugiardi si tratta.
Ma se non bastasse la falsità per giustificare il tutti a casa, si potrebbe aggiungere l’incoscienza di chi abbia deciso di sottoporsi alla macchina della verità, cioè la prova di governo, per accreditarsi fedele e sincero.
Bene, anzi male, mentono sapendo di mentire. Perché, se così non fosse, piuttosto che la guida di un paese dovrebbero guidare una scuola di teatro bipolare e ciclotimico.
Per farla breve la realtà è una sola: sia grillini che postcomunisti si uniscono consapevoli di farlo per impedire le elezioni, per accaparrarsi poltrone, per regolare un po' di conti interni, per evitare la vittoria del centrodestra.
Ecco perché viene rabbia a sentirli parlare del bene del paese, della discontinuità e del rinnovamento; come se bastasse qualche nome nuovo per modificare l’essenza del Pd oppure dei grillini.
Oltretutto anche qui dicono bugie, perché il premier sarà lo stesso del fallimento, dell’anno bellissimo, della promessa di smettere alla fine dell’esperienza, dell’impegno ad essere super parte rispetto ai partiti.
Ovviamente non è così, Conte era ed è dalla parte dei grillini, non smette anzi raddoppia, ha fallito ma fa finta di niente. Dopo essere stato sfiduciato perfino sulla Tav, si ripropone come salvatore della patria.
Non solo si ripropone, che basterebbe e avanzerebbe per capire che non esiste né cambiamento né rinnovamento, ma assieme a lui si ripropongono una quantità di ministri grillini a partire da Di Maio.
Dall’altra parte, per il festival dell’ipocrisia politica, sia Renzi che Zingaretti sperano di intortare gli italiani evitando la partecipazione diretta nell’esecutivo, come a dire non vogliamo poltrone ma solamente il bene dell’Italia.
Insomma secondo loro, imporre nomi della propria scuderia in questo o quel ministero è sufficiente a convincere gli italiani della loro estraneità al balletto del potere, una sorta di salvacondotto personale rispetto all’inciucio imbastito.
Sia chiaro è legittimo, la costituzione seppure senza obbligo consente di farlo, permette cioè a chi si è dileggiato, ingiuriato a male parole fino a poco prima, di allearsi in parlamento per governare in nome della stabilità, della coesione, del rinnovamento.
Non solo la carta lo consente, ma permette di non tenere conto dei risultati elettorali più recenti, nel senso cioè di trascurare la piccola evidenza di un popolo che ha dimostrato di volere tutto fuorché questa alleanza.
Verrebbe da dire ubi Maior minor cessat, eppure sta proprio qui la sottile alterazione della realtà, perché con questa alleanza si è trasformato in Maior il minor e viceversa, dunque sarà pure legittimo ma politicamente surreale e gli italiani lo capiscono bene.
Ecco perché sarebbe stato opportuno dare la parola ai cittadini, evitando forzature della realtà elettorale e il pericolo di un ulteriore fallimento che più che possibile è probabile.
Cosa potranno fare di buono oggi, due forze che ieri si detestavano? Oppure gli stessi membri di un esecutivo appena fallito? Oppure gli esponenti del Pd bocciati nel 2018 per l’incapacità? Chi vivrà vedrà, per noi resta un azzardo e un rischio enorme, per il bene dell’Italia vorremmo sbagliare, ma i capelli bianchi servono spesso ad azzeccare.
Aggiornato il 29 agosto 2019 alle ore 14:48