Il Lawrence d’Arabia degli asini

Incontrando le parti sociali sul welfare e sul lavoro in quel di Palazzo Chigi, il Premier Giuseppe Conte è riuscito a rinverdire la fama del ben noto Thomas Edward Lawrence, conosciuto al grande pubblico come Lawrence d’Arabia, presentando a sindacati e associazioni di imprenditori i suoi quattro pilastri della saggezza, sebbene quelli che dettero il titolo alla più celebre opera letteraria del leggendario agente segreto furono sette. Ma si sa, siamo ancora in clima di austerity e occorre fare economia anche sulle parole gettate in pasto ad un popolo di inguaribili creduloni.

Fatto sta che il nostro imperturbabile Presidente del Consiglio si è lasciato andare ad un certo qual trionfale ottimismo, affrontando il tema sempre più bollente della prossima legge di Bilancio: “La prima fase della nostra azione di governo si è concentrata sul contrasto al profondo disagio sociale che ha interessato le fasce più deboli della società, in seguito alla crisi economica. Ora, con la prossima manovra economica, intendiamo dare attuazione alla ‘fase due’ per realizzare un patto per la crescita e lo sviluppo sociale”.

A questo proposito, Conte ha annunciato un patto con le citate parti sociali e che, per l’appunto, sarà “basato su quattro pilastri principali: la tutela della sicurezza sociale, le politiche attive del lavoro e la formazione, un quadro fiscale e normativo favorevole alla competitività e, infine, il sostegno agli investimenti privati e pubblici”.

Insomma, le solite edificanti intenzioni con cui lastricare la via dell’interno, visto che la condizione dei nostri conti pubblici risulta così precaria che le poche risorse disponibili, onde evitare di farci massacrare dai mercati finanziari, andranno utilizzate per coprire i buchi creati dalla dissennata “fase uno” chiamata in causa dal Premier, in cui si sono buttati nello sciacquone della spesa corrente parecchi miliardi senza alcun costrutto. Un Premier il quale, non avendo di fatto alcun potere operativo, si è da tempo specializzato nel ruolo di cantastorie. Una sorta di moderno aedo al servizio di un surreale equilibrio politico tra due forze al potere, Lega e Movimento 5 Stelle, che oramai passano il tempo a farsi la guerra sulla pelle di un Paese letteralmente imbambolato. Tutto questo in attesa che la realtà, attraverso lo snodo ineludibile della succitata manovra economica, faccia letteralmente piazza pulita dei fragilissimi pilastri sui quali si regge un Esecutivo sempre più asinino. Il resto sono solo chiacchiere prive di alcuna consistenza sostanziale, ahinoi.

 

Aggiornato il 08 agosto 2019 alle ore 11:20