Pessimismo cosmico sull’Italia

Secondo un sondaggio realizzato da Intrum, uno dei maggiori operatori europei nei servizi al credito, il 65 per cento delle imprese italiane ritiene che il Paese sia già in recessione, mentre l’11 per cento pensa che lo sarà il prossimo anno. Tutto ciò all’interno di un quadro comunitario in cui solo la Grecia ci supera di poco in termini di pessimismo.

Eppure, malgrado anche gli ultimi dati negativi sulla produzione industriale non lascino intravedere alcuno spiraglio di ripresa nemmeno nella seconda parte dell’anno, così come era convinto che accadesse il premier Giuseppe Conte, sul piano politico prosegue un certo qual surreale andamento, almeno per quel che concerne ciò che riportano i sondaggi più accreditati.

Ad un Movimento 5 Stelle in caduta libera, fa da contraltare la crescita ininterrotta della Lega di Matteo Salvini, la quale indubitabilmente è riuscita nella miracolosa alchimia di far pagare solo ai suoi soci di Governo il conto del sempre più evidente fallimento della loro ricetta economica. Anzi, quasi che si trovasse tra i banchi dell’opposizione e non nella stanza bottoni insieme a Luigi Di Maio & company, il leader del Carroccio sembra ottenere nuova linfa vitale dai pessimi risultati di un approccio economico che aveva promesso miracoli, arrivando ad annunciare dal balcone di Palazzo Chigi la fine della povertà. Evidentemente Salvini e il suo partito continuano ad essere percepiti da buona parte dell’elettorato, soprattutto quello che sogna strabilianti cambiamenti a costo zero, come la parte solida e ragionevole di un Esecutivo che, nel complesso, sta letteralmente traghettando il Paese dentro le sabbie mobili di una rischiosissima stagnazione. Rischiosissima soprattutto perché, sotto la spada di Damocle di un debito pubblico colossale e a causa delle ben note fragilità di natura sistemica, una eventuale crisi esogena di natura globale, come potrebbe essere una ulteriore recrudescenza nella guerra dei dazi trumpiana, ci vedrebbe con ben poche difese, con la prospettiva di subire attacchi speculativi peggiori di quelli del 2011. Ma tutto questo non sembra turbare i sonni del gran capo della Lega, il quale prosegue nella sua inarrestabile avanzata politica, mentre il Paese reale scende lentamente verso l’inferno del sottosviluppo, accompagnato da un pessimismo cosmico assai diffuso tra gli operatori economici di questo disgraziato Paese.

Ciononostante, segnatamente quando si dovrà mettere mano ai conti, varando una prossima Legge di Bilancio da far tremare i polsi, personalmente continuo a pensare che nel momento in cui si chiuderà il sipario dell’attuale teatrino gialloverde a dominare incontrastato rimarrà solo il partito unico della realtà. E allora si che saranno dolori pure per lo scaltro ministro dell’Interno.

Aggiornato il 06 agosto 2019 alle ore 10:07