Un’altra Diciotti? Speriamo di no

Questa volta il comportamento del Governo sulla questione dei migranti recuperati dalle acque libiche e trasferiti su un’unità della nostra Marina militare è stato ineccepibile. La nave Gregoretti (Cp 920) della Guardia Costiera, con 131 immigrati illegali a bordo, portati a bordo la notte tra venerdì e sabato scorsi, è ormeggiata al molo della Nato nel porto di Augusta, in Sicilia.

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, con una nota ufficiale, ha precisato che adesso si attendono le disposizioni dall’Unione europea per la redistribuzione degli immigrati negli altri Paesi comunitari atteso che “la questione migratoria riguarda tutto il continente”. Una donna in avanzato stato di gravidanza è stata fatta sbarcare con tutta la famiglia al seguito. Gli altri vengono assistiti nelle migliori condizioni di sicurezza e comunque al riparo in un porto italiano. Manca solo l’autorizzazione allo sbarco che non ci sarà fino a quando i cosiddetti Paesi “fratelli” non avranno assicurato la loro disponibilità a prendere in quota una gran parte dei 131 immigrati. A Bruxelles e in alcune capitali europee ci hanno fatto la morale sul senso d’umanità che non va smarrito quando si tratta di salvare vite umane. Ora che l’obbligo morale e umanitario è stato assolto vediamo quanto sono umani gli altri. Vediamo se le disgustose lezioncine rivolte all’Italia troveranno riscontro concreto nei comportamenti virtuosi degli altri Stati. Siamo proprio curiosi di verificare quanto siano buoni i nostri partner. A cominciare dal signor Emmanuel Macron, che non perde occasione per vomitare veleno sul nostro Paese con il pretesto di prendersela con i suoi governanti pentastellati. Anche la Commissione è chiamata a mostrare la sua nobilitate, fa niente che siano tutti impegnati a Bruxelles a fare gli scatoloni per lasciare il posto ai nuovi Commissari. Fintanto che non vi sarà stato il passaggio di consegne comandano ancora quelli di prima.

Signor Dīmītrīs Avramopoulos non sia timido, mostri la sua grande capacità di convincere i Governi a fare il loro dovere di solidarietà verso l’Italia. Ci dia l’opportunità di rivolgerle un ultimo lungo applauso per questi anni formidabili di gestione comunitaria del fenomeno migratorio. Non ci dispiace affatto per i poveri cristi che restano confinati sulla nave Gregoretti senza poter, al momento, mettere piede in terraferma. Sapevano a cosa sarebbero andati incontro affrontando un viaggio nella clandestinità. E gli è andata fin troppo bene ad essere sani e salvi su un’unità della Marina italiana. La Nave Gregoretti è un Supply Vessel lungo 62 metri, da soli 5 anni in servizio. Ha 31 uomini di equipaggio ed è dotata degli apparati tecnologici più innovativi. Perciò, gli ospiti aspettino buoni e tranquilli che le autorità decidano sul loro destino senza creare troppi problemi al personale di bordo. Perché se alla fine scenderanno a terra sarà pur sempre per gentile concessione delle autorità italiane, non per un diritto divino a entrare illegalmente in uno Stato che non li ha chiamati né invitati. Come invece vorrebbero le alte gerarchie vaticane, sostenute dalle truppe del terzomondismo cattocomunista. Non perché benedetta dalla cattedra di Pietro che la pretesa diventi giusta e soprattutto legale.

Anche Matteo Salvini sembra abbia optato per tenere sulla questione un basso profilo. Non si riscontrano, infatti, tweet particolarmente polemici sui migranti a bordo della Gregoretti. Un quadro rassicurante che, vogliamo augurarci, la magistratura locale vorrà contribuire a mantenere tale. Tutto servirebbe in un momento delicato per la vita del Paese che l’ennesima trovata propagandistica da parte delle toghe per mettere sotto accusa la politica e la persona del ministro dell’Interno. Ancora abbiamo nella mente la brutta vicenda della nave Diciotti, accaduta l’agosto dello scorso anno. Quella strampalata idea di processare Salvini per sequestro di persona è finta nel nulla come era giusto che accadesse, non senza però aver messo in ridicolo le istituzioni del Paese agli occhi dell’opinione pubblica internazionale. La recente decisione del Gip di Agrigento di annullare gli arresti domiciliari alla signorina Carola Rackete, accusata di atti di violenza contro una nave da guerra nazionale e di resistenza a pubblico ufficiale, con argomentazioni risibili che non sono riuscite a nascondere la gravità criminale del gesto compiuto dal capitano della nave Sea-Watch 3, non ci lascia del tutto tranquilli sulle intenzioni “partigiane” di alcuni tribunali e Procure dell’isola siciliana.

È del tutto evidente che il Governo giallo-blu si prepari all’ennesimo braccio di ferro con il nido di serpenti dell’Unione europea. La partita si giocherà anche sulla pelle degli immigrati? Possibile, perché sempre il prezzo delle contese tra Stati lo pagano le persone comuni. A maggior ragione i nostri rappresentanti devono poter contare sul comportamento leale di tutte le articolazioni della Pubblica amministrazione. E non dover temere, ancora una volta, che qualcuno lavori a segargli le gambe mentre duellano con i partner europei. Una volta si è tollerato, una seconda volta sarebbe inaccettabile. Anche la magistratura inquirente deve rendersi conto che errare è umano ma perseverare è diabolico. Anticipiamo le scontate obiezioni delle solite anime belle che si scoprono liberali secondo convenienza: il potere giudiziario è autonomo e indipendente e non può essere in alcun modo coartato dalla politica. Giusto! Ma può quel braccio dello Stato, appellandosi a una interpretazione formalistica della teoria montesquieuiana delle divisione dei poteri, operare impunemente contro l’interesse nazionale? Se fossimo negli Stati Uniti, in Francia o in Germania neanche porremmo una domanda del genere tanto sarebbe scontata la risposta. Ma siamo in Italia e, come soleva ripetere un grande della politica, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca.

Aggiornato il 29 luglio 2019 alle ore 10:14