Forcaioli all'attacco

In merito all’offensiva forcaiola scatenata dal Movimento 5 Stelle, il giornalista di cultura giustizialista Peter Gomez, nel corso di Omnibus, ha sostenuto che “i cittadini italiani sono sempre più consapevoli che la corruzione rappresenta uno dei problemi principali per la tenuta dei conti pubblici.” Per questo, ha poi aggiunto,  il Paese avrebbe bisogno di una classe politica assolutamente retta e proba. Ora, se dopo 27 anni dall’inizio della controversa Tangentopoli, si vuole far passare il concetto supremo dell’onestà per una pura strumentalità elettoralistica, possiamo comprenderne le ragioni politiche, pur non condividendole in radice.

Tuttavia l’argomento sbandierato dal direttore del Fatto quotidiano online appare sostanzialmente privo di fondamento sul piano dei numeri, seppur esso risulta piuttosto efficace nel solleticare la pancia profonda di un Paese dominato dall’analfabetismo funzionale. In estrema sintesi, se partiamo dal presupposto che la corruzione costituisce in buona parte l’effetto collaterale di un colossale sistema politico-burocratico che intermedia ben oltre metà della ricchezza nazionale, le cause del dissesto finanziario dello Stato vanno ricercate altrove, evitando di indulgere in questo tipo di spiegazioni semplicistiche. 

Da questo punto di vista mi sembra evidente che, all’interno di un sistema democratico nel quale, assai più che altrove, la spesa pubblica rappresenta da decenni lo strumento privilegiato per gestire il consenso,  chi si trovi più vicino ai rubinetti della spesa medesima tenda in un modo o nell’altro ad approfittarne. Ma nella sostanza dei grandi numeri i capitoli più rilevanti di un intervento pubblico eccessivo e sempre più orientato verso l’assistenzialismo sono sempre i soliti: previdenza, sanità, pubblico impiego. Tanto per avere una idea, il nostro tanto bistrattato welfare nel 2015 costituiva oltre il 54% dell’intera spesa pubblica, che già all’epoca superava ampiamente gli 800 miliardi di euro. Soprattutto in pensioni, al netto della sciagurata quota 100, spendiamo un terzo in più della media europea, mentre lo Stato, per coprire le enormi falle che altrimenti si aprirebbero nel suo bilancio, ogni anno versa nelle casse dell’Inps molte decine di miliardi. A fronte di un calo verticale della popolazione scolastica, si continuano ad assumere nuovi insegnanti, mantenendo in piedi la più vasta pianta organica d’Europa, tanto in termini assoluti che in rapporto al numero complessivo dei discenti.

Ma per i fautori della via forcaiola alla felicità basterebbe stroncare i corrotti, realizzando il paradigma di una classe politica composta da novelli Robespierre, onde rimettere a posto i conti pubblici, oltre a reperire ulteriori risorse da redistribuire al popolo questuante. Io credo invece che dando tutto il potere ai soviet della purezza a 5 stelle, ahinoi, l’unico risultato tangibile sarà quello di un onestissimo e catastrofico fallimento di sistema, come in parte si sta già realizzando.

Aggiornato il 08 maggio 2019 alle ore 14:19