No-Tav: la misura di un’incapacità

L’altro giorno, Conte, Salvini, Di Maio, il Governo Italiano e (ahimè) l’Italia hanno raccolto in Europa quello che nei giorni e nei mesi scorsi avevano seminato con una incredibile arroganza ed un’ancor più incredibile incapacità di comprendere il baratro in cui andavano a gettarsi per potersi presentare agli elettori italiani in veste di intrepidi paladini di non ben chiari interessi nazionali respingendo ogni richiamo dell’Europa e di altri Stati europei con gesti ed atteggiamenti volutamente provocatori ed imbecilli.

Giuseppe Conte si è beccato la qualifica di burattino nelle mani dei suoi vice. Ma non è stato il peggio della giornata e dell’intera vicenda. L’isolamento in cui l’Italia si è andata a cacciare è tragico e manifesto. Isolati da tutti i sostenitori delle strutture comunitarie e di una politica europeista. Ma isolati anche dagli Stati cosiddetti “sovranisti”, che hanno dimostrato e dimostrano che il cosiddetto sovranismo è fatto di ostilità non tanto contro l’Europa e la sua Unione, quanto contro gli altri Stati anche se “sovranisti”. Il che, del resto, non è cosa priva di razionalità.

Ma non è fatto solo di “pesci in faccia” il dramma del nostro isolamento. I pesci in faccia peggiori ce li stiamo sbattendo da noi stessi, cioè ce li sbattono i nostri governanti. La vicenda Tav è arrivata a superare il limite del Codice Penale (altro che vicenda “Quarantotti” e nuovo diritto penale del dottor Patronaggio!).

Affidato il ministero degli Affari esteri, di fatto, a Matteo Salvini, che si è profuso in aggressioni verbali, stupide e brutali, cui hanno fatto seguito le sciocchezze di Luigi Di Maio, non c’è più nessuno in Europa e non solo in Europa che, di fronte a qualsiasi torto reale o ipotetico fatto all’Italia non risponda che, comunque, tutto quanto e altro ancora ce lo siamo andati e ce lo andiamo a cercare. Il prezzo lo paga il Popolo Italiano. L’isolamento pericoloso e catastrofico non è quello del Conte maltrattato nel consesso europeo. L’isolamento della No-Tav e la mancanza di vera solidarietà nella drammatica questione dei migranti.

Ma pare che tutto ciò non basti. La quasi rottura dei rapporti diplomatici con la Francia è un esempio. E in questa situazione il sospetto che, ad esempio, l’arroganza e l’aggressività antifrancese trovino origine non già nel terreno fertile della grossolanità e dell’ignoranza populista, ma in sapienti manovre di altri Paesi che pensano di avvantaggiarsi a buon mercato con le baggianate (compresa la No-Tav) del nostro Governo è ipotesi che, tra le tante fondate su “quel che c’è dietro”, tra le più semplici è tutt’altro che da buttar via. Di Maio ha detto che non bastano le batoste elettorali tipo quella abruzzese per mettere in pericolo questo governo. Purtroppo, credo abbia ragione. Ci vuole altro. Altro, di più e subito. Se in un anno hanno combinato quel che è sotto i nostri occhi, non c’è da perdere altri mesi.

Aggiornato il 18 febbraio 2019 alle ore 11:12