La speranza nei giovani

L’anno che volge al termine è stato caratterizzato, nella politica italiana, da un inaudito contrasto con la Commissione europea e le Istituzioni dell’Unione, dapprima sul delicato problema dell’immigrazione e poi sul rispetto dei vincoli economico-finanziari costitutivi dell’Euro.

Trattasi di due temi solo apparentemente distinti, ma in realtà collegati dall’emersione di un mal celato sentimento antieuropeo sull’onda di “sovranismo” e “nazionalismo” (ovvero isolazionismo), i quali stanno contagiando le democrazie occidentali, come la recente esperienza americana conferma. Sono concetti estranei alla Costituzione italiana e che nel secolo scorso hanno prodotto in Italia e in Europa distruzione e miseria.

Dopo mesi di annunci roboanti, contrapposizioni urlate e finte fermezze, il Governo e la maggioranza hanno approvato una legge di bilancio che fissa il rapporto deficit/Pil per l’anno 2019 nel 2,04 per cento (decimale ingannevole recante una differenza di circa 10 miliardi di euro, dato in pasto all’opinione pubblica ritenuta disattenta per mascherare il fallimento della “Linea del Piave” del 2,4 per cento).

In realtà, considerato che le misure più costose (“Reddito di cittadinanza” e “Quota 100”) dovrebbero partire ad aprile o addirittura a luglio, la percentuale effettiva scende al di sotto dell’1,6 per cento, come aveva concordato con l’Ue il Governo Gentiloni, per proseguire nel virtuoso cammino di contenimento dell’enorme debito pubblico italiano. Il tutto, sotto pena di una procedura di infrazione per debito eccessivo, che avrebbe drasticamente ridotto gli unici finanziamenti seri per gli investimenti pubblici e privati, ossia i fondi europei.

L’indecoroso spettacolo offerto dal Governo in Parlamento, in violazione del procedimento di approvazione della legge di bilancio, dimostra che il conflitto con l’Europa è antistorico e destinato a fallire, siccome in antitesi con l’evoluzione del nostro ordinamento (e con esso della società e dell’economia) verso l’ineludibile integrazione europea.

Il “sovranismo”, di cui si ignora il preciso significato che nessuno ha mai chiarito, non riesce neanche a dare risposte al triste fenomeno dell’immigrazione clandestina, che, ad ogni evidenza, solo in sede europea può trovare soluzione ragionevole. Anche qui l’Italia, esposta più di ogni altro Paese ai flussi migratori, per l’estesa esposizione delle sue coste nel Mediterraneo, ha bisogno dell’Europa, non essendo la chiusura dei porti (pure violativa degli accordi di Dublino) un rimedio efficace, ma, tutt’al più, un palliativo, ancora una volta propagandistico.

Occorre pertanto rinnovare l’impegno europeista e a tal fine il ruolo delle giovani generazioni è essenziale. Chi è a contatto con esse ha la diretta percezione della consapevolezza, della forza intellettuale, della moderna ed avanzata concezione della vita, di cui sono portatrici, in opposizione ad ogni discriminazione sociale e razziale, esistendo, come la scienza insegna, solo una razza, quella umana. Donde l’utile proposta (già fatta propria dall’Assemblea Nazionale francese) di sopprimere la parola “razza” dalle carte fondamentali. Sarebbe questo anche il modo migliore, per non dimenticare l’ignominia delle leggi razziali, a ottant’anni dalla loro promulgazione. Sono quei giovani, che due anni fa hanno salvato la Costituzione e la democrazia italiana e dei quali, con il sacrificio della loro vita, Antonio Megalizzi, Valeria Solesin, Fabrizia Di Lorenzo sono fulgido e mirabile esempio.

(*) Docente di Diritto costituzionale nell’Università di Genova e di Diritto regionale nelle Università di Genova e “Carlo Bo” di Urbino

Aggiornato il 03 gennaio 2019 alle ore 10:33