Il grande imbroglio

Diciamoci la verità: la Manovra dei miracoli del Governo gialloverde si sta rivelando come uno dei più colossali imbrogli politici della storia repubblicana. Un imbroglio che dura da molti mesi e che, malgrado l’approvazione con riserva da parte di Bruxelles, sembra destinato a durare fino alle prossime elezioni europee di maggio 2019, mercati finanziari permettendo.

In estrema sintesi, il compromesso strappato agli odiati “eurocrati”, mantenendo in piedi l’aberrante impostazione di una Legge di Bilancio sostanzialmente assistenzialistica e priva di investimenti per la crescita, rappresenta un colossale calcio alla lattina, come si suol dire, che scarica sul biennio 2020/2021 gran parte dei notevoli costi della cosiddetta “Manovra del popolo”. Tant’è che, oltre ad aver raschiato il fondo del barile posticipando una lunga serie di misure di spesa, facendo ricorso all’eterno escamotage del blocco del turnover nella Pubblica amministrazione ed eliminando parecchie agevolazioni fiscali in alcuni settori produttivi – cosa che al mio paese significa maggiori tasse – l’Esecutivo Conte si è impegnato ad aumentare di ben 9,4 miliardi le clausole di salvaguardia previste per il 2020, portandole ad oltre 24 miliardi di euro.

Di fatto è come si fosse firmata con l’Europa una più costosa cambiale in bianco con l’unico scopo di schivare, almeno per il momento, l’insostenibile pesantezza di una procedura d’infrazione.

D’altro canto, la stessa Commissione europea, mostrando di non voler giungere ad uno showdown con l’Italia in una fase assai delicata per la Comunità, ha optato per una certa manica larga privilegiando l’aspetto politico. Ciò ha consentito agli scappati di casa che occupano la stanza dei bottoni di farsi considerare nel conto tutta una lunga lista di misure una tantum dagli esiti di cassa eufemisticamente molto incerti.

E tutto questo inverosimile pateracchio di provvedimenti strampalati, spacciati per misure in grado di far ripartire a pieni giri l’economia italiana, tra qualche mese rivelerà a tutti, compresi i milioni di elettori che ancora credono al volo degli asini, il suo principale, se non unico scopo: arrivare alla prossima scadenza delle urne con il Paese ancora in piedi per raggranellare il massimo consenso possibile. A quel punto sarà evidente pure ai sassi che il famoso reddito di cittadinanza, vuoi perché mancano quasi del tutto i quattrini e vuoi per l’impossibilità di realizzarlo secondo le deliranti intenzioni dei suoi proponenti a 5 Stelle, era una pura e semplice fregatura ad uso e consumo dei gonzi. Esso, insieme alla promessa di abolire la Legge Fornero sulle pensioni, fa parte di quel summenzionato imbroglio politico di una manovra basata sul nulla, che ha alimentato per mesi il dibattito nazionale senza alcun costrutto.

Aggiornato il 21 dicembre 2018 alle ore 11:03