Venditori di fumo

Lunedì, in apertura dei lavori parlamentari, sono state sconvocate le previste sedute della Commissione Bilancio del Senato. Ciò non può che segnalare l’intenzione del Governo dei miracoli di approvare la manovra in tempi rapidissimi, facendo ricorso al voto di fiducia, anche alla cosiddetta Camera alta.

Una manovra di cui, precedente mai verificatosi prima nella storia repubblicana, non si conosce praticamente nulla, se non una molto vaga cornice di provvedimenti che letteralmente galleggiano in un mare magnum di inverosimili chiacchiere e propaganda con cui i geni della lampada al potere hanno letteralmente seppellito il Paese. Malgrado ciò, giunti ad un punto ineludibile di una vicenda politica a dir poco strampalata, possiamo comunque già esprimere alcuni fondamentali dati certi, in buona parte già noti da tempo agli osservatori più attenti.

Innanzitutto, a beneficio dei tifosi della demenziale linea economica dell’Esecutivo giallo-verde, si ribadisce l’assoluta certezza che tra le promesse di bandiera di Lega e Movimento 5 Stelle, l’abolizione della Legge Fornero e il Reddito di cittadinanza, e la realtà c’è un abisso incolmabile, soprattutto dopo che l’Europa e i mercati hanno sostanzialmente imposto un loro ulteriore ridimensionamento. Con il deficit limato al 2,04 per cento, sempreché Bruxelles e gli stessi ci concedano tutto questo spazio, restano meno delle briciole per accontentare i milioni di creduloni che si sono bevute tutte d’un sorso le pozioni magiche di chi proponeva ricche scorciatoie a basso costo.

In secondo, luogo il rallentamento globale dell’economia già in atto vede l’Italietta delle banane particolarmente esposta a causa di una guida politica che non sembra in grado di adottare misure adeguate in caso di gravi emergenze economiche e finanziarie. Tutto questo, unito alla crescente incertezza che il Governo dei miracoli ha diffuso in tutto il Paese, rende assai problematico il rifinanziamento del debito pubblico nel breve e nel medio periodo. A partire dal 2019, infatti, non ci sarà più l’ombrello protettivo della Banca centrale europea di Mario Draghi e, in aggiunta, il Tesoro dovrà rinnovare titoli di Stato per circa 400 miliardi di euro.

Ora, il combinato disposto di tutti i fattori sopra elencati potrebbe determinare un ulteriore aumento dello spread, facendo lievitare oltre la soglia di sostenibilità il servizio del debito pubblico italiano, rendendo proibitivi i costi per il finanziamento dell’economia. Sotto questo profilo, al netto delle citate chiacchiere e della propaganda degli illusionisti che occupano la stanza dei bottoni, i segnali di una catastrofe annunciata ci sono tutti. Alla prima ventata di una probabile inversione a livello globale del ciclo economico, che in parte già si sta verificando con la guerra dei dazi, l’Italia del sovranismo di Pulcinella è condannata a restare come il proverbiale don Falcuccio: con una mano davanti e una di dietro. Altro che decrescita felice!

Aggiornato il 17 dicembre 2018 alle ore 11:44