La grande paura del voto anticipato

La bocciatura da parte dell’Unione europea, lo spread che continua a salire, gli incidenti di percorso in Parlamento, l’incompatibilità sempre più marcata tra leghisti e grillini. Insomma, la strada del Governo è sempre più simile a quelle piene di buche della Roma di Virginia Raggi. Al punto che si parla con sempre maggiore insistenza della ipotesi di elezioni anticipate. Da tenere prima o dopo le elezioni europee se non, addirittura, in contemporanea con il voto per il Parlamento di Strasburgo.

Per esorcizzare questo fantasma si è sempre detto che il vero e principale ostacolo allo scioglimento anticipato delle Camere è rappresentato dalla ostilità dichiarata del Presidente della Repubblica all’eventualità di chiudere la legislatura dopo appena un anno dal suo inizio. Ma questo ostacolo, che pure è importante, non è il solo. Accanto alla opinione contraria e dichiarata di Sergio Mattarella c’è l’interesse, non esplicito ma fin troppo concreto, della stragrande maggioranza dei parlamentari di tutti i partiti con la sola eccezione della Lega di rimanere abbarbicati ai loro seggi di Palazzo Madama e di Montecitorio per i prossimi quattro anni. I primi a mettere i cavalli di Frisia attorno ai propri scranni parlamentari sono i deputati ed i senatori del Movimento Cinque Stelle. Per la stragrande maggioranza di loro, l’elezione è stata come la vincita alla lotteria di Capodanno. Unica, irripetibile e destinata ad assicurare uno stipendio ben remunerato (anche dopo i versamenti al gruppo e l’iscrizione obbligata al Rousseau) per cinque anni di seguito. Quelli del primo mandato non tornerebbero alla disoccupazione o ai bassi redditi di un tempo neppure sotto la minaccia delle armi. E quelli al secondo mandato, consapevoli che non sarà facile aggirare la norma statutaria interna che impedisce una terza candidatura, sono pronti ad immolarsi nei cortili interni di Camera e Senato pur di impedire la fine anticipata della pacchia.

Ma sarebbe ingiusto sostenere che solo i deputati ed i senatori del Movimento Cinque Stelle sono ostili allo scioglimento anticipato. Contrarissimi, per ovvio fatto personale, sono quelli dei partiti d’opposizione. In particolare del Partito Democratico e di Forza Italia, partiti che potrebbero uscire pesantemente penalizzati dalla verifica elettorale lasciando a casa molti degli attuali parlamentari. Il peso dell’interesse personale, che grava sulla stragrande maggioranza dei senatori e dei deputati, non va sottovalutato. In fondo l’ipotesi di un Governo di centrodestra sostenuto da gruppi di “responsabili” poggia solo su questo pilastro inamovibile!

Aggiornato il 21 novembre 2018 alle ore 10:11