Balle sovraniste

Mi sembra fuor di dubbio che buona parte del consenso di Lega e Movimento 5 Stelle si fonda su una buona dose di illusioni, di efficace propaganda e, sopra ogni cosa, su una colossale balla in merito alla cosiddetta Europa matrigna.

Una Europa che viene rappresentata come un’unica entità politica, perennemente ostile al Paese di Pulcinella e di Arlecchino, gestita arbitrariamente da ottusi eurocrati. In questa raffigurazione fantastica, poi, si vorrebbe far passare il concetto secondo il quale gli stessi ottusi eurocrati, al servizio di più o meno occulti poteri forti, affamerebbero l’Italia, imponendo una presunta austerità che starebbe letteralmente svuotando gli immensi forzieri del nostro ricchissimo Paese. Da qui la necessità di una forte reazione popolare, incarnata da un Governo il quale, per bocca dei suoi due principali protagonisti, promette di alzare insuperabili barricate nei confronti di chi, dalle comode poltrone di Bruxelles, vorrebbe impunemente saccheggiare la terza economia europea.

Eppure, con un minimo di raziocinio ci vorrebbe poco per smascherare una simile scemenza che, soprattutto da quando siamo entrati volontariamente in rotta di collisione con i nostri partner comunitari, Luigi Di Maio e Matteo Salvini si affannano a predicare in ogni angolo della Penisola senza soluzione di continuità. Basterebbe riflettere sul fatto che i succitati eurocrati non esistono, in quanto trattasi di politici di altri Paesi eletti allo stesso modo dei nostri due vicepremier, per incominciare a schiarirsi le idee. Inoltre, e questo mi sembra l’argomento più efficace per smontare le balle spaziali di leghisti e grillini, la dicotomia Italia/Europa risulta essere più falsa dell’ottone. Infatti, noi facciamo semplicemente parte di una sorta di condominio di Stati in cui, elemento non irrilevante, la maggioranza, 19 su 27, condividono la stessa moneta. Ciò significa che le decisioni sulle grandi questioni, come ad esempio quelle che attengono alla necessaria disciplina di bilancio per restare all’interno dell’Euro, godendone appieno i vantaggi, rappresentano il frutto di un continuo confronto politico tra i membri della stessa Comunità. Un confronto che deve necessariamente portare ad una accettabile composizione dei tanti interessi nazionali sul tappeto. Ovviamente, su questo punto credo che occorra essere molto chiari, di fronte ad uno Stato fondatore come l’Italia, che proprio per questo ha attivamente partecipato sin dagli albori alla stesura di tutti i trattati che regolano l’Unione europea, il quale pretenderebbe di continuare a spendere e spandere per puri motivi di consenso elettorale, condividendone i costi e i rischi con il resto della Comunità, il risultato appare scontato sin da subito: un secco e unanime rifiuto, determinando un sostanziale isolamento del nostro disgraziatissimo Paese.

E la prova provata che non sono i mitici eurocrati a sbarrarci il passo verso l’Eldorado della spesa corrente gettata dagli elicotteri la sta offrendo la surreale capacità dell’Esecutivo dei miracoli nell’esser riuscito a compattare in un unico fronte a noi ostile tutti i nostri 26 partner, nessuno escluso. Occorre infine ricordare, a beneficio di chi avesse ancora qualche dubbio circa la natura favolistica delle tesi antieuropee dei partiti al potere, che i membri più ostili alla linea italiota della spesa facile sono proprio quei Paesi periferici come l’Irlanda, il Portogallo, la Spagna e la Grecia, che per rimettersi in carreggiata hanno concordato con Bruxelles enormi sacrifici e che oggi, secondo i nostri geni della lampada, dovrebbero far finta di nulla nei confronti della solita Italietta delle cicale.

Certamente a girarsi dall’altra parte non ci pensano affatto neppure i mercati finanziari, visto che mentre finisco di scrivere codesto articolo lo spread sta sfiorando i 330 punti. Ma questa è tutta un’altra faccenda.

Aggiornato il 21 novembre 2018 alle ore 10:16