Le coperture di Pulcinella

Nell’inquietante attesa del devastante impatto tra i nostri eroi sovranisti al comando, con tutto il Paese appresso ahinoi, e il muro di cemento armato della realtà, prosegue senza sosta la marcia trionfale della Manovra di bilancio, appena incorniciata nel molto discusso Documento di Economia e Finanza. Un Def che, com’è noto, ha già ricevuto la sonora bocciatura da parte della Commissione europea, seguendo a ruota quella ben più gravida di conseguenze negative dei mercati finanziari.

Tra i punti critici della traballante impalcatura messa in piedi dal Governo giallo-verde vi è senz’altro una stima di crescita che non sta né in cielo e né in terra (1,5 per cento nel 2019; 1,6 nel 2020 e 1,4 nel 2022). In sostanza, come rilevano molti attendibili osservatori, il previsto rapporto deficit Pil al 2,4 per cento per il prossimo anno risulterebbe ampiamente sottostimato, in quanto proprio a causa del rallentamento della crescita già in atto, al netto delle misure espansive decise con la Manovra del popolo, il disavanzo raggiungerebbe più o meno lo stesso valore senza colpo ferire. Da qui scaturisce la presa di posizione molto netta dell’Europa nei riguardi di un Def che, prevedendo circa 20 miliardi di spesa corrente aggiuntiva priva di adeguate coperture, risulta letteralmente scritto sulla sabbia.

Proprio dal lato delle coperture farlocche strombazzate ai 4 venti soprattutto dal vicepremier Luigi Di Maio, domina una grande confusione in merito a quelle relative al reddito e alla pensione di cittadinanza. In primis non si è ancora compreso se i nove miliardi previsti dall’Esecutivo dei miracoli serviranno a finanziare entrambe le misure, così come riportato dai principali quotidiani nazionali. In tal caso la torta da spartire, di fatto già molto insufficiente a realizzare le roboanti promesse elettorali degli onesti a 5 Stelle, si ridurrebbe ulteriormente. Ma a tale proposito, leggiucchiando qua e la nei vari social, c’è persino qualche sedicente liberale che si è bevuto tutto d’un sorso la pozione del taglio delle cosiddette pensioni d’oro quale copertura magica per quelle di cittadinanza. Un taglio sui vitalizi superiori ai 4.500 euro netti il quale, si badi bene, sempreché venga realizzato navigando nel mare magnum dei ricorsi alla Corte costituzionale, secondo i calcoli più ottimistici comporterebbe un risparmio di 300/350 milioni. Briciole in confronto ai tanti miliardi necessari per portare le pensioni minime alla soglia fatidica dei 780 euro.

Ma in merito al pasticciaccio brutto di questo contestato sussidio di cittadinanza, che al pari di altre misure sembra basato sulle coperture di Pulcinella, basta fare due conti per rendere edotti persino i bambini della prima elementare circa la sostanziale inconsistenza del provvedimento. Infatti, dividendo i 9 miliardi previsti, a cui aggiungiamo come atto di fede 350 milioni del taglio alle pensioni d’oro, per gli oltre 10 milioni di individui a cui la misura sarebbe destinata, il risultato è a dir poco desolante: 90 euro a testa. Già, proprio 90 leggerissimi euro con cui sconfiggere per sempre l’odiata povertà.

Un compito assai arduo per il capo politico dei grillini a cui, vista l’estrema esiguità della somma, neppure la famosa media di Trilussa del mezzo pollo ritengo che possa bastare per trarsi d’impaccio. In tal senso i polli sono coloro i quali continuano a sostenerlo nella sua dissennata corsa verso il disastro.

Aggiornato il 08 ottobre 2018 alle ore 12:31