Luigi Di Maio, nell’immediatezza della valanga di voti ottenuti il 4 marzo dal Movimento 5 Stelle, promise l’avvio di tutte quelle epocali riforme che gli italiani aspetterebbero da trent’anni.
Non so se tra queste c’è la legge annunciata da Danilo Toninelli, ma da come lo stesso ministro dei Trasporti ha presentato il suo fantascientifico e rigorosamente obbligatorio seggiolino con dispositivo antiabbandono direi proprio di sì. Egli ha infatti definito questa ennesima patacca legislativa pentastellata, che a suo dire diventerà effettiva già in autunno, “una norma fondamentale”. A tal proposito, statistiche alla mano, negli ultimi 10 anni si sono verificati 8 casi mortali dovuti all’abbandono fortuito di bambini nelle auto. Casi ovviamente molto dolorosi, ma la cui estrema sporadicità sembrerebbe sconsigliare un intervento così drastico nei riguardi del nostro enorme parco auto in circolazione, con tanto di modifica del Codice della strada.
Tuttavia, per indorare la pillola amara dell’ennesimo esborso richiesto al Pantalone che usa le quattro ruote, Toninelli ha promesso di impegnarsi per ottenere una detrazione fiscale fino a 200 euro. Nel frattempo, riprendendo un famoso motto di Napoleone, l’armata di questo abbastanza ridicolo provvedimento sta per partire, e l’intendenza della medesima detrazione forse, e chissà quando, seguirà.
Dunque, eccoci di nuovo di fronte alla montagna di edificanti propositi elettorali che partorisce un microscopico topolino, spacciato come una misura destinata a cambiare le sorti di questo disgraziato Paese, che con i grillini al comando diventeranno sempre più magnifiche e progressive.
In sostanza, analizzando con maggior attenzione la questione, essa si inquadra perfettamente nel positivismo da burletta che sostiene il pensiero debole degli onesti a 5 Stelle. Ossia la presunzione, a mio avviso del tutto campata per aria, di modificare radicalmente la società attraverso una norma parlamentare. Da qui ne deriva il profluvio di proibizioni, divieti, obblighi e provvedimenti punitivi che sta caratterizzando l’iniziativa politica del M5S al governo. Come nel caso ridicolo, ma assolutamente significativo, del seggiolino antiabbandono, l’idea di utilizzare in senso coercitivo la legge su qualunque aspetto dell’esistenza che cada sotto la percezione di codesti unti del signore appare piuttosto inquietante.
In quest’ottica, sembra prevalere una preoccupante inclinazione a voler organizzare dall’alto e in modo molto rigido la vita dei cittadini, dai grandi problemi del lavoro sino ad aspetti che andrebbero invece lasciati al senso di responsabilità dei singoli. Da questo punto di vista siamo lontani mille miglia dai più elementari principi del liberalismo. Principi i quali, ovviamente, risultano assolutamente sconosciuti a un movimento che fa delle prescrizioni imperative e degli inasprimenti sanzionatori il suo fondamentale paradigma politico.
Aggiornato il 24 luglio 2018 alle ore 11:09