Il Governo delle balle cadute sui fatti

Ben prima che nascesse il Governo giallo-verde, chi conosceva la condizione molto precaria del Paese era assolutamente certo che le balle raccontate dai vincitori del 4 marzo non si sarebbero avverate neppure in minima parte. Nessun reddito di cittadinanza, nessuna abolizione della Legge Fornero e nessuna flat tax avrebbero potuto essere realizzate se non in totale deficit di bilancio, così da innescare una irreversibile crisi di sfiducia sul nostro colossale debito sovrano.

Soprattutto nell’ambito di un sistema pubblico come il nostro, afflitto da un eccesso di rigida spesa corrente e, di conseguenza, con scarsissimi spazi di manovra, raccontare agli elettori che si sarebbero facilmente trovati oltre 100 miliardi di euro di risorse aggiuntive è stato un atto di pura irresponsabilità politica. Una azione sconsiderata che, sebbene abbia consentito a Lega e Movimento 5 Stelle di raggiungere la maggioranza assoluta in Parlamento, verrà abbastanza rapidamente cassata dalla cruda realtà dei fatti.

Nel frattempo, ed era inevitabile che ciò accadesse, i principali esponenti della maggioranza si affannano in tutti i modi nell’inscenare azioni diversive. In particolare Luigi Di Maio e i suoi, sostanzialmente messi nell’angolo dall’attivismo più intelligente dell’alleato Matteo Salvini (il quale si guarda bene dall’affondare il colpo sulle spinosissime questioni economiche), cercano di aggrapparsi disperatamente a qualunque argomento pur di dimostrare ai propri elettori che le loro non erano solo chiacchiere. Proprio allo scopo di distrarre l’attenzione sull’argomento principe sostenuto da molti anni, ossia il chimerico reddito di cittadinanza, in questi giorni i grillini stanno facendo letteralmente il diavolo a quattro sui cosiddetti vitalizi degli ex parlamentari, sostenuti in questo da una certa compiacenza di alcuni organi di informazione, come il telegiornale di Enrico Mentana, il quale ha definito “fondamentale” la battaglia scatenata dal presidente della Camera dei deputati, Roberto Fico, per ridurre questi indubbi privilegi del passato. Ma in sostanza si tratta di una pura questione simbolica e che, a conti fatti, rappresenta una goccia nel mare magnum delle storture e degli sperperi che vivono all’ombra di una spesa pubblica di oltre 840 miliardi di euro.

Eppure i pentastellati stanno cercando di far passare il messaggio, assolutamente fuorviante, secondo cui il taglio dei suddetti vitalizi sarebbe solo il primo gradino di una gigantesca redistribuzione delle risorse. Redistribuzione finalizzata a implementare, tra le altre cose, proprio il succitato reddito di cittadinanza. Non a caso Di Maio e altri esponenti di peso del M5S hanno rilanciato la loro ferma intenzione di far partire questa demenziale proposta di spesa, che numeri alla mano costerebbe assai di più dei 17 miliardi teorizzati da costoro, entro il 2018.

Ora, dal momento che, diversivi o meno, il reddito di cittadinanza è destinato a rimanere nel libro dei sogni per una evidente mancanza di coperture, potremmo ascrivere questo rinnovato tentativo di regalare 780 euro al mese a milioni di poveri, o presunti tali, a un supremo atto di coerenza politica da parte dei grillini. O forse, assai più cinicamente, dovremmo interpretare ciò come il futuro casus belli, o uno dei principali, di una inevitabile rottura della maggioranza. Della serie: avremmo voluto trasformare l’Italia in un paradiso, ma ce lo hanno impedito.

D’altro canto, mi chiedo e vi chiedo: quanto realisticamente potrebbe durare un Esecutivo formato da due forze politiche le quali, avendo promesso la luna, non sono in grado di farcela vedere neppure con il binocolo? La risposta appare assolutamente scontata.

Aggiornato il 03 luglio 2018 alle ore 10:42