Berlusconi pronto al voto

“Prendiamo atto con rispetto delle decisioni del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e osserviamo con preoccupazione l’evolversi della situazione politica. Come sottolineato dal Presidente Mattarella, in un momento come questo il primo dovere di tutti è quello di difendere il risparmio degli italiani, salvaguardando le famiglie e le imprese del nostro Paese. Il movimento Cinque Stelle che parla di impeachment è come sempre irresponsabile. Forza Italia attende le determinazioni del capo dello Stato, ma ove necessario sarà pronta al voto”.

Così si esprime Silvio Berlusconi nell’immediatezza del grave scontro istituzionale determinatosi dopo il fallimento del Governo giallo-verde; quest’ultimo naufragato sulla nomina a ministro dell’Economia di Paolo Savona. Parole assolutamente condivisibili che andrebbero girate con ferma severità a Giorgia Meloni e Daniela Santanchè, le quali si sono distinte per un imbarazzante attacco in diretta televisiva, nel corso del talk-show condotto da Massimo Giletti, contro lo stesso Mattarella, accusandolo nientemeno che di alto tradimento.

In questo difficile momento che sta attraversando il Paese, non si dovrebbe avere esitazione alcuna a stigmatizzare chi, con l’evidente scopo di raggranellare qualche consenso in più, gioca irresponsabilmente con il fuoco dello sfascismo, mettendo a repentaglio le prerogative del Quirinale. Prerogative che rappresentano una garanzia e un contrappeso istituzionale nei confronti di chiunque avesse, anche inconsciamente, in animo di trasformare i luoghi della rappresentanza democratica in un bivacco di manipoli, interpretando la sovranità popolare, come sta facendo in questi giorni il grillino Alessandro Di Battista, a mo’ di clava nei confronti della più alta carica dello Stato. Un Sergio Mattarella il quale, proprio per la fermezza con cui ha saputo arginare le spinte di chi voleva relegarlo al ruolo di notaio al servizio del dilagante populismo, ha dimostrato un coraggio ammirevole.

Su questo piano, al di là delle questioni più squisitamente politiche che mi riprometto di approfondire nei giorni a venire, la posizione qui sopra esposta del fondatore del primo partito liberale di massa, ossia Forza Italia, dovrebbe rappresentare una linea del Piave democratica invalicabile nei confronti di qualunque spinta eversiva, a prescindere dalle proprie convinzioni personali. Non si può, infatti, mandare in malora l’intera nazione, il suo risparmio, la sua economia e, di conseguenza, il suo futuro solo perché non si è potuto, o voluto, sostituire una, seppur importante, casella di quello che si autodefiniva Governo del cambiamento.

Un marziano, improvvisante atterrato su queste lande desolate, difficilmente riuscirebbe a credere che Matteo Salvini per un punto al ministero dell’Economia perse la cappa. Ma questa, ovviamente, è tutta un'altra storia.

Aggiornato il 29 maggio 2018 alle ore 11:08