Non è un Paese per giovani, soprattutto nel Mezzogiorno. È quanto certifica l’ultimo rapporto dell’Istat. Secondo le stime, nei prossimi quarant’anni, è previsto un calo demografico. Per lo studio, nel 2065 la popolazione italiana sarà pari a 54,1 milioni, con una flessione rispetto al 2017 di 6,5 milioni.
Secondo l’Istituto nazionale di statistica, nei prossimi anni si realizzerà uno spostamento graduale, ma costante, del peso della popolazione dal Sud verso il Nord. Un’autentica emorragia. La parte centrale e il Settentrione d’Italia nel 2065, vale a dire tra 47 anni, dovrebbero accogliere il 71 per cento di residenti, contro il 66 per cento di oggi. D’altro canto, è il dato che riguarda il Sud quello che desta sconcerto e preoccupazione. Il Meridione, infatti, arriverebbe ad accogliere il 29 per cento dei residenti, contro il 34 per cento attuale. Il Mezzogiorno perderebbe la popolazione, mentre nel Centro-Nord, dopo i primi trent’anni di previsione, con un bilancio demografico positivo, si avrebbe un progressivo declino della popolazione, soltanto dal 2045 in avanti. I dati allarmanti consegnano un’unica buona notizia. Entro il 2065, infatti, la vita media crescerà di oltre cinque anni per entrambi i generi, giungendo a 86,1 anni per gli uomini e 90,2 anni per le donne.
Nell’attuale crisi politica che vive l’Italia, il rapporto Istat traccia la radiografia di un Paese vecchio, in cui il Nord continua ad umiliare il Sud. L’unico argine a un divario sempre più incolmabile tra le due parti del Paese riguarda lo sviluppo economico. È opportuno, infatti, battersi per ridurre il divario economico e sociale tra il Mezzogiorno e il Centro-Nord. Ma per realizzare questo ambizioso ma necessario scopo, occorre partire da un governo del Paese guidato dal centrodestra. Con un obiettivo che ritengo irrinunciabile. Sono convinto che un Esecutivo liberale dovrebbe porre in cima alla propria agenda il Sud. A questo proposito, sarebbe opportuno il varo, in particolare, di un nuovo “Patto per il Mezzogiorno”.
Un piano che preveda investimenti straordinari per il nostro umiliato Meridione. Con un’attenzione particolare per la Sicilia. Che versa in una situazione pluriennale di grave disagio.
Aggiornato il 07 maggio 2018 alle ore 12:03