Le scritte sulle mura dell’Università di Modena inneggianti all’assassino di Marco Biagi ripropongono apparentemente il tema di quanto possa essere ancora radicato il germe del terrorismo di estrema sinistra nel tessuto connettivo del Paese. Ma questo tema apparente ha una soluzione altrettanto apparente, addirittura smaccata. Basta andare nei centri sociali dove si predica la rivoluzione proletaria come alla fine degli anni ’60 e in tutti gli anni ’70 per verificare, senza grandi studi politici e sociologici, che il virus è sempre vivo. E non perché conservato in vitro, ma perché usato per alimentare ogni forma di opposizione violenta a ogni tentativo di modernizzazione riformatrice del Paese. Chi vuole conoscere gli autori delle scritte contro Biagi non deve fare altro che andare in questi centri sociali o nei circoli universitari più estremisti, quelli che hanno invitato la Brigatista Rossa non pentita Barbara Balzerani che ha offeso i familiari delle vittime del terrorismo, e compiere delle banali ricerche.
Ma se si vuole uscire dalle soluzioni apparenti e incominciare a porsi il problema del perché il virus della violenza terroristica continui a scorrere come un fiume carsico nella nostra penisola, bisogna aprire il capitolo delle coperture e del sostegno sempre assicurato agli estremisti da quella parte della borghesia italiana che è stata definita ceto riflessivo e che invece, oltre a non avere alcuna capacità di riflessione, è composta da imbecilli conformisti e irresponsabili. Gente che dal chiuso delle proprie posizioni privilegiate di casta aristocratica della Repubblica ha alimentato ogni forma di illusione rivoluzionaria nella convinzione che se mai la rivoluzione dei poveri illusi avesse avuto successo avrebbe comunque avuto bisogno della loro guida illuminata.
Non si pensi che questa genia non esista più dai tempi degli “anni di piombo”, quando la casta degli imbecilli alimentava in ogni modo il terrorismo rosso negandone l’esistenza definendolo “sedicente” o manovrato da qualche oscuro potere reazionario. O da quando favoriva le campagne della sinistra ufficiale più conservatrice contro Marco Biagi e chi elaborava forme più avanzate e più adeguate ai tempi del lavoro salariale.
La casta degli imbecilli è attiva anche oggi. E anzi, con una incredibile capacità camaleontica, si è adeguata ai tempi e alle mutate condizioni politiche. E alimenta e favorisce con la sua presunta autorevolezza l’ipotesi di un ingresso del Movimento Cinque Stelle nell’area del governo. Non perché pensi sul serio che il grillismo possa imprimere una svolta rivoluzionaria al Paese. Ma solo perché è convinta che un movimento senza classe dirigente degna di questo nome non potrà non rivolgersi alla casta per essere guidata, indirizzata, manovrata.
“Vasto programma” smascherare gli imbecilli? Forse. Ma sicuramente necessario!
Aggiornato il 21 marzo 2018 alle ore 12:58