Quello che segue a qualcuno potrà risultare antipatico; ma è qualcosa che sento di dover dire, pazienza se sarò frainteso, o se non riuscirò a spiegarmi come vorrei. Idealmente mi rivolgo a Maria Latella, persona, giornalista, intellettuale intelligente, che sono riuscirà certamente a comprendere lo spirito con cui dico quello che ora scrivo. Maria Latella ha scritto per i giornali del gruppo Caltagirone, “Il Messaggero”, “Il Mattino” e “Il Gazzettino”, un bell’articolo sui guerrieri che non si arrendono, combattono a viso aperto, e con determinazione il male che li aggredisce. Ringrazia Nadia Toffa, la brava inviata de “Le Iene” che ha raccontato la sua malattia: “Ho avuto un cancro. In questi mesi mi sono curata: prima ho fatto l'intervento, poi la chemioterapia e la radioterapia. L'intervento ha tolto interamente il tumore, ma poteva esserci una piccola cellula rimasta e quindi ho seguito i consigli del medico e ho seguito le cure previste. Ora è tutto finito”.
Maria Latella giustamente loda il coraggio di Nadia Toffa, la ringrazia per aver detto in televisione che non si vergogna di essere stata malata. La ringrazia per aver sdoganato il diritto alla buona e pubblica battaglia: “Se c’è stato un momento in cui chi fa televisione ha benedetto il mezzo, ecco, quel momento c’è stato l’altra sera a ‘Le Iene’. Quante donne che in questo momento coprono con una parrucca i segni della chemio, avranno accarezzato quei loro capelli finti con un nuovo sorriso? Quanti malati in cura in ospedale avranno sussurrato a loro stessi: ‘Anche io non mi vergogno. E anche io, sì, mi sento un figo pazzesco’. Perché questo sono: guerrieri, come li ha chiamati Nadia Toffa. Guerrieri che combattono il nemico che più spaventa noi poveri umani: quella fottutissima superpotenza che si chiama morte”.
Si citano poi una quantità di “guerrieri” come Nadia: che hanno trasmesso agli altri malati il loro coraggio e che non ci si deve arrendere e lasciare andare.
Latella, ma anche altri giornalisti su altri quotidiani, hanno elencato una serie di persone che hanno dato speranza perché loro stessi sono stati speranza. Una declinazione di quella spes contra spem che Marco Pannella evocava spesso. Già: Pannella. Lui ha combattuto per anni, irriducibile fino all’ultimo momento, con due cancri. Ha incarnato con il suo incessante dire e fare, e nel senso più ampio e autentico, la spes contra spem. Si fanno tanti esempi, e si raccontano tante storie di malati che non si sono vergognati, che hanno lottato, si sono imposti ai loro cancri. Nessuno ricorda mai Pannella; e mi chiedo perché non rientri tra i “guerrieri” che sono stati speranza, hanno dato speranza. E a proposito di “guerrieri”: un altro che ha fatto della sua terribile malattia strumento di azione politica, è stato Luca Coscioni. Anche Luca non si è vergognato, è stato un irriducibile guerriero. Si tende a dimenticarli entrambi.
La spiegazione che mi do di questa diffusa “dimenticanza” è che tanti si dovrebbero vergognare, loro sì, per come hanno trattato Marco e Luca, quando erano vivi, e lottavano; ed erano combattuti, ostacolati, negati nella loro identità proprio da coloro che avrebbero dovuto schierarsi al loro fianco; a Maria Latella e a tutti, me compreso, dico che Marco e Luca sono stati dei “fighi pazzeschi”. Non dirlo, non riconoscerlo, questo sì: è vergognoso.
Aggiornato il 15 febbraio 2018 alle ore 08:00