Riforma elettorale, chi l’ha vista?

Ricordate la riforma della legge elettorale? Se ne discusse prima dell’estate. Sembrava che fosse fatta per il “tedeschellum”, il succedaneo del proporzionale. All’apparenza tutti d’accordo. E invece? Ci ha pensato l’emendamento-killer presentato dall’incolpevole Michaela Biancofiore, deputata forzista, a far crollare il castello di carta delle “false intese”. E tutto, come in un disperante gioco dell’oca, è tornato alla casella di partenza dei “Consultellum”, cioè dei rammendi fatti dalla Corte costituzionale alle differenti leggi elettorali vigenti per la Camera e per il Senato.

In fondo, è andata bene così perché della gran parte degli attori in scena nel teatro della politica i più non hanno alcun interesse a modificare lo stato di cose. Il ragionamento è semplice e anche umanamente comprensibile: se non sono certo di avere la meglio mi accontento di giocare secondo regole che non fanno vincere nessuno. È dunque assai probabile che si tirerà avanti su questo registro, almeno fin quando non accadrà qualcosa che cambierà le carte in tavola scuotendo bruscamente i riluttanti giocatori. Un po’ come accade in quelle noiosissime partite di calcio nelle quali a entrambe le squadre va bene il pareggio. Nessuno attacca e tutti si preoccupano di fare melina. Poi all’improvviso arriva un goal inaspettato e allora la partita s’infiamma e si assiste al gioco vero. Fuor di metafora, quale potrebbe essere per il quadro politico il goal che nessuno cerca ma che arriva ugualmente?

L’elezione regionale siciliana, of course. Una batosta oltre misura rimediata dal Partito Democratico costringerebbe il suo leader a un repentino cambio di strategia per non colare a picco alle vicine elezioni nazionali. Quindi, assisteremmo in casa renziana a una brusca frenata sull’alta velocità del partito a vocazione maggioritaria e contemporaneamente a una sterzata in direzione del ritorno alla logica delle coalizioni. Soprattutto se un verdetto siciliano sfavorevole al Pd desse simultaneamente fiato al Movimento Cinque Stelle. Siamo nel campo delle ipotesi.

Al contrario, un risultato siciliano non punitivo per Matteo Renzi, accompagnato dalla disintegrazione nelle urne dell’ala sinistra di “Articolo 1-Mdp”, sua acerrima nemica, potrebbe convincere il capo piddino ad andare avanti con i “Consultellum” a geometrie variabili. D’altro canto, che ora nessuno abbia voglia di fare sul serio sulla riforma elettorale lo si è visto chiaro alla riapertura dei lavori della Commissione Affari costituzionali della Camera che ha la competenza a riesaminare la proposta di legge rinviata dall’Aula. In avvio di seduta il presidente, Andrea Mazziotti di Celso, ha svolto un ampio preambolo tecnico-giuridico col quale ha spiegato che il riesame per le modifiche del disegno di legge è vincolato al rispetto della parte del testo che è già stata approvata dall’Aula, compreso il famigerato emendamento “Biancofiore” che, sancendo “l’abrogazione delle disposizioni speciali in materia di elezione della Camera dei deputati riguardanti la regione Trentino-Alto Adige/Südtirol”, aveva funzionato da siluro per l’affondamento del “tedeschellum”. Per adesso in Parlamento si prende tempo. Ma siamo certi che questa combine di gioco stia bene a tutti? L’impressione è che dalle parti del “Colle” ci sia qualcuno profondamente irritato dal comportamento ambiguo della maggioranza dei partiti su un tema centrale per il corretto funzionamento delle istituzioni democratiche. Mattarella passa per essere un sant’uomo, ma a volte anche i santi perdono la pazienza.

Nessuna meraviglia allora se, persistendo lo stallo sulla riforma anche dopo il passaggio elettorale siciliano del prossimo 5 novembre, la presidenza della Repubblica prendesse l’iniziativa di convocare il capo del Governo, Paolo Gentiloni, e lo costringesse ad agire d’imperio attraverso lo strumento della decretazione. E cosa potrebbe essere più gradita al capo dello Stato che richiamare in vita l’unica legge elettorale che nell’ultimo quarto di secolo ha funzionato e sulla quale la Corte costituzionale non ha avuto nulla da eccepire? Il Mattarellum. Ma guarda la combinazione: è la legge che porta il suo nome. È ovvio che al presidente piaccia ma piacerà altrettanto ai leader dei partiti, a cominciare da Renzi, che, in assenza di alternative al pasticcio doppio dei “Consultellum” se lo dovranno sorbire che lo vogliano o no?

Aggiornato il 07 settembre 2017 alle ore 20:03