Le Ong, la magistratura siciliana e il Governo-sussistenza

Molti hanno visto una connessione tra la stretta sulle Organizzazione non governative decisa dal Governo Gentiloni e dal ministro dell’Interno Marco Minniti e il sequestro della nave “Iuventa” da parte della Procura di Trapani. Come se la magistratura fosse diventata il braccio armato dell’Esecutivo e avesse deciso di muoversi solo dopo il via ufficiale, rappresentato dal regolamento sulle Ong dato da Palazzo Chigi e dal Viminale.

In realtà non esiste alcuna connessione. La stretta del Governo e la decisione del Gip di Trapani non hanno alcun collegamento tra di loro e la magistratura non ha deciso in alcun modo di mettersi la servizio dell’Esecutivo. Semmai l’intera vicenda, aperta non da una qualche iniziativa governativa ma da quella della Procura di Catania con una audizione parlamentare, dimostra l’esatto contrario. E cioè che, in perfetta linea con la prassi in atto ormai da un paio di decenni nel nostro Paese, la magistratura va avanti e la politica, Esecutivo in testa, segue come la sussistenza di Napoleone.

Il regolamento sulle Ong non sarebbe mai nato se la magistratura non avesse avuto la forza di rompere il muro di solidarietà politicamente corretta che copriva le attività delle Organizzazioni non governative. Denunce politiche sul comportamento illecito e irresponsabile di alcune di queste organizzazioni c’erano già state. Sia a livello parlamentare che giornalistico. Ma erano sempre cadute nel vuoto spinte nell’abisso dell’irrilevanza dallo sdegno, dalla condanna e dall’esecrazione di chi considerava le Ong degli esempi viventi di santità e virtù accoglitrice.

Senza l’intervento della magistratura siciliana, che probabilmente è meno impregnata di cultura politicamente corretta rispetto a quella della penisola, il velo di omertà che copriva l’attività di chi salva dal mare gente destinata a finire nei campi di concentramento sulla terra non sarebbe stato mai strappato. Il ché è stato un bene ma anche un segnale inequivocabile della perdurante crisi di una politica incapace di svolgere il proprio ruolo all’interno dello stato di diritto.

Al Governo Gentiloni e al ministro Minniti, comunque, va riconosciuto il merito di aver sfruttato la breccia aperta dai magistrati nel fronte politicamente corretto. Non è poco ma non è ancora sufficiente. Perché fa pensare che in caso di attacco del generale Khalīfa Belqāsim Ḥaftar alle nostre navi nelle acque libiche dovremo aspettare l’avvio di una inchiesta penale per tentato omicidio da parte di qualche magistrato siciliano prima che il Governo autorizzi la Marina militare a rispondere al fuoco!

Aggiornato il 04 agosto 2017 alle ore 13:52