L’insensato tabù a Cinque Stelle

A seguito della batosta elettorale rimediata dal Movimento Cinque Stelle nelle recenti amministrative, il capogruppo pentastellato a Bologna Massimo Bugani, nonché braccio destro di Davide Casaleggio, ne ha approfittato per mettere in discussione il tabù grillesco legato al vincolo del doppio mandato.

Un tabù insensato il quale, al pari di tante altre utopistiche regole interne di questo non-partito, sembra non tener affatto conto della più autentiche inclinazioni dell’essere umano; in primis quella che lo porta a perseguire innanzitutto i propri interessi particolari. Interessi particolari che nel caso di una pletora di personaggi in gran parte provenienti dalla pancia profonda del Paese, la cui elezione in Parlamento e in altri livelli della rappresentanza democratica equivale alla vincita in una ricca lotteria, sono essenzialmente circoscritti al legittimo desiderio di restare attaccati al loro scranno il più a lungo possibile.

Soprattutto chi in precedenza sbarcava il lunario facendo l’insegnante di strada o svolgendo altre amene professioni ai margini della società, avendo trovato l’America quale rappresentante del popolo, non avrà alcuna intenzione di tornare docilmente alla sua precedente condizione. Tutto ciò, mantenendo in piedi il succitato vincolo dei due mandati, non può che produrre un chiaro e inevitabile effetto politico destinato a manifestarsi all’inizio di un’eventuale seconda rielezione. In estrema sintesi, una volta ritornati in Parlamento, per i grillini non più ricandidabili scatterebbe inesorabile una sorta di “tana libera tutti”, determinando la rapida fine di ogni parvenza di disciplina di partito (o non-partito che dir si voglia) e gettando, di conseguenza, il Movimento 5 Stelle nel caos.

Ora, onde evitare tutto questo, Beppe Grillo e il suo staff hanno due opzioni: o decidono semplicemente di non riconfermare buona parte degli attuali deputati e senatori, tenendosi quelli mediaticamente più noti e, soprattutto, più affidabili; oppure eliminano l’arma a doppio taglio di detto vincolo.

Quest’ultima scelta, in particolare, eliminerebbe l’indubbio svantaggio di dover rimescolare le carte della rappresentanza ad ogni elezione, ma soprattutto consentirebbe al garante maximo di tenere a freno i bollenti spiriti delle sue truppe cammellate con la carota di una possibile ricandidatura. In tal modo il comico genovese avrebbe comunque mano libera nelle future liste elettorali, evitando però di trasformare i suoi portavoce parlamentari non più rieleggibili in una famelica orda di cani sciolti alla ricerca di un “osso” da rodere. Da questo punto di vista, la proposta di Massimo Bugani appare ispirata da un sano e realistico buon senso.

Aggiornato il 22 giugno 2017 alle ore 21:35