L’ipocrisia dei vescovi e la sciagurata Virginia

Non saranno duemila migranti in più a spiantare Roma. Hanno ragione i vescovi italiani quando rilevano, in polemica con il Movimento Cinque Stelle, che i problemi della Capitale sono infinitamente più grandi e più gravi di quello rappresentato dall’aumento della quota di accoglienza che il ministero dell’Interno assegna alla Città Eterna.

Ma se è vero che la svolta anti-immigrati di Beppe Grillo e di Virginia Raggi è giustificata solo dalla necessità del movimento grillino di nascondere la sconfitta elettorale alle recenti Amministrative, è altrettanto vero che i vescovi italiani non hanno alcun diritto di salire in cattedra e denunciare la gravità e l’ampiezza dei problemi romani. Per la semplice ragione che gran parte di questi problemi è stata causata dalla Chiesa e dal Vaticano di cui i vescovi sono i rappresentanti.

Può essere che essendo titolari del sacramento della confessione i vescovi si siano autoassolti della colpa di aver tollerato e favorito ogni genere di speculazione edilizia alla radice dei guai della Capitale dal secondo dopoguerra ad oggi. Può anche essere che invece dell’autoassoluzione i vescovi preferiscano procedere a quella pratica della pubblica richiesta di perdono a cui da qualche tempo la Chiesa ricorre per rimuovere facilmente gli errori del passato. Se si chiede scusa per le crociate o per la pedofilia, figuriamoci se non si possa chiedere scusa per aver permesso ed alimentato la cementificazione incontrollata e speculativa della città.

Ma non è con l’autoassoluzione o con le scuse formali e tardive che si possono risolvere i problemi. Ci vuole qualcosa di più, quanto meno un impegno sincero a fornire soluzioni concrete. Per questo la polemica dei vescovi con la sciagurata Virginia Raggi è fuori luogo ed è ipocrita. Nel promuovere l’accoglienza senza limiti e controlli i padri della Chiesa compiono una scelta che mette le loro coscienze a posto ma che è destinata ad accentuare al massimo i problemi della città. Se ai migranti non viene assicurata un’accoglienza fatta di lavoro dignitoso non si compie una azione di carità ma di pura e semplice irresponsabilità destinata a creare ghetti e a suscitare tensioni razziali e sociali sempre meno controllabili.

Evitiamo che tra qualche decennio ci siano questioni irrisolvibili e scuse postume!

Aggiornato il 16 giugno 2017 alle ore 21:29