Adesso i grillini fanno gli offesi

In principio fu il “V-Day” con annessi gentili inviti  ad andare al diavolo distribuiti generosamente a destra e a manca. Poi arrivarono gli strali del pasionario “Dibba”, al secolo Alessandro Di Battista, sempre pronto a presidiare il Campidoglio per protestare in maniera virulenta contro Ignazio Marino e la lurida kasta di politici corrotti.

Memorabili anche le piazzate da mercato rionale della Taverna e gli Aventini con la Costituzione in mano dei parlamentari grillini i quali pretendevano di occupare la Camera dei Deputati al grido di honestà, honestà,  quella parola che - prima di qualche mail non compresa da Luigi Di Maio e di qualche storiaccia moralmente non bellissima - sarebbe dovuta andare di moda.

Adesso la folgorazione, quella strana conversione al politicamente corretto che porta i pentastellati ad emettere un raglio di dolore per la volgare aggressione che Virginia Raggi ha dovuto subire ad opera di Casapund e che fa temere per la tenuta democratica del nostro Paese.

Chiaramente, come fossero dei Nichi Vendola qualsiasi, i vertici del Movimento ci tengono a qualificare l’attacco al sindaco di Roma (la sindaca è una roba orrenda) come una azione di stampo fascista e squadrista. Insomma, le stesse parole che usavano quelli del Pd di fronte alle intemperanze pentastellate (come se ci fosse bisogno di una riprova sulla provenienza culturale del Movimento) ed in un ideale contrappasso che porta i dirigenti grillini a non accettare quella stessa protesta su cui hanno fondato le loro fortune proprio come accade solo ora ai dirigenti del Pd di non accettare il circo delle intercettazioni finite sui giornali sulle quali hanno basato lo sputtanamento dell’avversario fino a ieri.

È la demagogia baby, quella narrazione finto perbenista che ti porta a farla facile quando gli accadimenti non ti lambiscono (anzi ti favoriscono) onde poi scoprire il garantismo  a scoppio ritardato. Aveva proprio ragione Filippo Mancuso quando, da ministro sfiduciato del Governo Dini, disse “non aspettate che l’ingiustizia bussi alle porte delle vostre case”, ma questo sarebbe troppo complicato da spiegare al grillino medio.

E quindi, mentre i militanti di Casapound chiedevano alla Raggi come mai si impegnasse a parlare della fantomatica funivia tra Casalotti e Boccea proprio nel mentre l’emergenza casa, l’emergenza rifiuti e l’emergenza immigrazione mettevano a dura prova la Capitale, il primo cittadino ha pensato bene di fare la vittima e di ringraziare per gli attestati di solidarietà ricevuti dai maggiorenti del suo partito con la sibillina frase: “Loro non molleranno mai, noi neppure”.

Ma chi sono loro? E chi sarebbero quelli che, per differenza si autodefiniscono i puri sotto attacco permanente? Ma che senso ha, dopo un anno di governo della città continuare a dare la colpa agli altri tentando in maniera puerile di nascondere i propri fallimenti dietro i fantomatici poteri forti?

La città annega nei rifiuti ma la colpa è del Governo oltre che della Regione e magari anche di Berlusconi; prima ancora c’è stata la cospirazione dei frigoriferi con la regia occulta che nottetempo faceva in modo che fossero abbandonati per strada; poi gli attacchi al servizio giardini e l’intrigo ruralmassonico con annesso sabotaggio dei tagliaerba; poi la sterilizzazione dei cinghiali  come se la causa del loro sconfinamento in città non fosse la monnezza per le strade ma un arrapamento collettivo della kasta maiala.

Insomma è sempre colpa degli altri e c’è sempre una forza oscura che ordisce qualche congiura ai danni di un movimento che, ovunque sia chiamato a governare, non sa far altro che scaricare responsabilità sulle passate amministrazioni, dire che ci vuole tempo, assicurare che l’impegno è massimo, rifuggire dalle decisioni per paura di risultare impopolari.

Mai una ammissione di colpa perché è molto più facile cercare il fallo di reazione alimentando la contrapposizione dialettica con la vecchia politica piuttosto che dare risposte ai cittadini in una normale interlocuzione tra elettori e ed eletti. D’altronde per tenere vivo il consenso in tempi di risultati magri è meglio scegliersi un nemico con cui fare distinguo piuttosto che concentrarsi sui propri risultati spiegandone le dinamiche.

Ma questi sono trucchetti buoni per Matteo Renzi e non per chi si definisce diverso. Tempo al tempo, perché prima o poi l’equivoco finirà e la favola delle Istituzioni da aprire come una scatoletta di tonno arriverà al crepuscolo perché nella scatoletta ci sono anche loro, ci sguazzano a pieno titolo e da un tempo sufficiente a fornire uno straccio di bilancio utile a dimostrarne le eventuali qualità. Invece la solfa è sempre la stessa e la sintetizza Beppe Grillo con un vittimismo degno della migliore Prima Repubblica: “Se guardate i giornali di che si parla? Della fantomatica emergenza rifiuti a Roma creata ad arte dai media”. Ecco, quindi l’informazione dipinge un’emergenza che non esiste. Già, non esiste.

Ci mancava pure la “Kastastampata”.

Aggiornato il 19 maggio 2017 alle ore 19:09