
Tutto scontato per la Lega: la riconferma a segretario di Matteo Salvini e la percentuale bulgara con cui la rielezione è avvenuta. Tutto scontato anche per quanto riguarda la polemica dura scoppiata tra il fondatore Umberto Bossi e il leader deciso ad abbandonare l’indipendentismo nordista e cavalcare il populismo anti-migranti a livello nazionale. L’unico aspetto che solleva qualche interrogativo, invece, riguarda la forma che una polemica così dura e inconciliabile darà al partito salviniano e la collocazione che tale caratterizzazione verrà assunta dalla Lega nel panorama politico nazionale.
Il partito fondato da Umberto Bossi non è mai stato una formazione politica articolata in voci diverse, ma ha sempre avuto la caratteristica del partito di stampo leninista, cioè partito a voce unica in cui il leader fissa la linea e le eventuali minoranze vengono regolarmente marginalizzate. Ora, però, forte del successo ottenuto nelle primarie, Salvini sembra deciso ad accentuare questa caratteristica.
“Da oggi – ha affermato – si parla con una voce sola e chi non è d’accordo fuori dalla porta”. E la prima conseguenza di questa accentuazione della natura leninista sembra essere la probabile scissione dei bossiani decisi a rimanere fermi nel loro indipendentismo padano e contrari al tentativo di nazionalizzare il Carroccio puntando all’espansione al Sud. Può essere che Salvini abbia messo in conto la scissione. E che non sia affatto dispiaciuto di liberarsi dei combattenti e reduci del leghismo delle origini. Ma la personalizzazione al massimo grado della Lega e la scelta del populismo nazionale sono scelte destinate ad avere un’inevitabile ripercussione sulla collocazione politica del partito salviniano. I due fattori, personalizzazione e nazional-populismo, infatti, spingono inevitabilmente Salvini ad occupare uno spazio di destra sempre più radicalizzata e anti-sistema. Che può garantire un certo livello di consensi elettorali visto che l’espansione al Sud può avvenire solo occupando gli spazi lasciati dalla destra post-missina. Ma che può anche condannare la Lega a un ruolo di forza di opposizione permanente destinata ad autoghettizzarsi nel proprio radicalismo proprio nel momento in cui in tutta Europa torna a soffiare il vento a favore delle forze del centrodestra liberale.
Aggiornato il 15 maggio 2017 alle ore 19:48