Il sostegno del “Made in Italy” parte dal rilancio delle micro, piccole e medie imprese italiane

La globalizzazione non è stata adeguatamente compresa e governata. E, in un’epoca in cui stanno rinascendo i muri, reali e virtuali, economici e sociali, i nostri imprenditori si confrontano da tempo con i confini planetari. Determinati, in larga parte, dal riaffiorare di aspirazioni nazionalistiche. Tuttavia, i muri, come ha sottolineato il presidente di Rete Imprese Italia Giorgio Merletti, intervenendo al Palazzo della Cancelleria di Roma, nel corso dell’Assemblea annuale, rappresentano una mera illusione. “Perché il Vallo di Adriano non ha fermato i Barbari e la Grande Muraglia non ha impedito la conquista di Pechino”.

In un mutato contesto mondiale, l’Europa assume, dunque, un ruolo decisivo. E, per il rilancio dell’economia continentale, una chiave di volta è costituita dalle micro, piccole e medie imprese italiane: dall’abbigliamento all’arredamento, fino all’agroalimentare. Si tratta di un autentico fiore all’occhiello del nostro “Made in Italy”. Infatti, storicamente il successo delle imprese italiane è determinato dalla rivoluzionaria idea di personalizzazione del prodotto. Noi italiani siamo maestri nella creazione di innovativi brand di livello internazionale, destinati a precise fasce di consumatori.

Ma, affinché si realizzi un sostegno efficace alle nostre aziende, è necessario che il nostro Paese, in un confronto dialettico con l’Europa, intervenga sul tema fiscale, sulla flessibilità, sulla sana concorrenza, sulla competitività e sull’innovazione. Purtroppo, le istituzioni italiane non riservano la meritata attenzione ai bisogni specifici delle imprese nazionali. Soprattutto, rispetto al sostegno e allo sviluppo dell’attività di promozione commerciale e produttiva. Com’è stato ampiamente provato, le politiche del rigore hanno minato la fiducia delle nostre aziende. Infatti, secondo Rete Imprese Italia, “la nostra ripresa economica è ancora fragile con un tasso di crescita nel 2017 e 2018 tra i più bassi d’Europa. Serve maggiore flessibilità per evitare che gli automatismi delle politiche di austerità ci soffochino”.

È acclarato che le imprese che si internazionalizzano crescono più delle concorrenti. I dati Ocse 2016 dimostrano che le micro, piccole e medie imprese hanno un peso rilevante sull’export italiano. E non si tratta soltanto di esportazioni dirette. Ma anche in fatto di produzione in subfornitura di beni per altre aziende che poi vengono esportati. Gli elementi di valutazione certificano un aspetto evidente: l’esportazione, in Italia, viene garantita dalle piccole e micro imprese. E ben 180mila delle piccole aziende esportatrici sono al di sotto dei 50 dipendenti. Superano sia le imprese tedesche sia quelle francesi, che risultano essere, rispettivamente, 158mila e 105mila.

Al fine di favorire la ripresa delle nostre micro, piccole e medie imprese, il Governo Gentiloni dovrebbe intervenire concretamente. L’esecutivo finora si è dimostrato miope a proposito del rilancio della nostra economia. Prova ne è il fatto di avere legato lo sviluppo, in gran parte al sostegno e, spesso, al salvataggio delle grandi e grandissime imprese del nostro Paese. Eppure, la strada da intraprendere va in tutt’altra direzione. Infatti, le micro, piccole e medie imprese vantano un primato assoluto nel contesto europeo e devono essere salvaguardate. L’Unione europea e l’Italia non possono prescindere dalla loro significativa valorizzazione.

Aggiornato il 12 maggio 2017 alle ore 17:20