
La vittoria di Emmanuel Macron non è quella dell’Europa sul sovranismo populista di Marine Le Pen, ma è quella della Francia che non vuole avventure incontrollabili. E il suo significato, applicabile anche al nostro Paese, è che nessuna forza espressione di un estremismo dalle conseguenze poco prevedibili può avere la speranza di vincere le elezioni e governare il Paese. Non a caso la Le Pen ha deciso di cambiare la natura del Front National trasformandolo in una destra disancorata dal suo passato. La morale francese, infatti, indica che in Italia i partiti posti all’estremità dello schieramento politico, cioè la Lega e il Movimento Cinque Stelle, possono sperare di raggiungere risultati significativi ma sono condannati a rimanere all’opposizione. E che gli unici schieramenti che si possono contendere realmente il governo del Paese sono quelli o del centrodestra a guida liberale o del centrosinistra a guida post-democristiana.
Chi pensa che la condizione indispensabile per la formazione di questi schieramenti sia una legge elettorale maggioritaria con premio alla coalizione vincente sbaglia. Una legge elettorale di questo tipo può favorire la nascita delle due coalizioni, ma non è affatto indispensabile. Perché le alleanze si possono formare anche dopo un voto avvenuto con un sistema proporzionale. E, anzi, visto lo stato dei rapporti esistenti tra i partiti sia del centrodestra che del centrosinistra, è molto più facile che una alleanza di governo tra Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e gruppi minori della stessa area possa nascere dopo le elezioni. Mentre è addirittura impossibile che il Partito Democratico di Matteo Renzi, gli scissionisti di Bersani, D’Alema, Rossi e Speranza e le altre forze della sinistra radicale possano trovare una qualche intesa prima del voto.
Viceversa, chi potrebbe escludere un ricompattamento della sinistra dopo elezioni dal risultato favorevole di fronte alla prospettiva concreta di dare vita a una ampia maggioranza di governo?
Dalla Francia, quindi, viene un’indicazione precisa per la politica italiana. Sempre, però, che la logica prevalga sull’irrazionalità.
Aggiornato il 08 maggio 2017 alle ore 18:24