C'è chi vota. Noi manco una legge elettorale

Gli Stati Uniti hanno votato il nuovo presidente. La Francia ha fatto il primo turno delle elezioni presidenziali, scegliendo i due tra i quali scegliere il presidente della Repubblica. A giugno in Inghilterra si voterà per il rinnovo del Parlamento. Da noi non si riesce nemmeno a tirar fuori uno straccio di legge elettorale.

Ma gli uomini politici (si fa per dire) italiani, i giornali, i giornalisti e i politologi pretendono di giudicare americani, francesi e inglesi spiegando significati più o meno balordi del voto dato (e da dare). Americani, francesi e inglesi hanno scelto e sceglieranno presidenti, deputati. Li hanno scelti per quello che sono, per chi sono e per quel che rappresentano. Noi “spieghiamo” le loro scelte, le critichiamo, ne “deduciamo” quel che ci aggrada. Spieghiamo che Donald Trump è un cafone, che Emmanuel Macron si è fatto apprezzare perché è belloccio, che... che...

Quando (e dovremo forse dire, se...) avremo una legge elettorale voteremo per delle liste, senza scegliere le persone (sarebbe pericoloso, ne profitterebbero le mafie). Una volta (quando c’erano anche i voti di preferenza) si votava per il partito e si sceglieva tra quelli che il partito ci proponeva. Adesso niente preferenze, le persone da eleggere le scelgono i presentatori delle liste. Che non sono i partiti, che non ci sono più. Ci imbrogliano (il Pd) parlando di “primarie”, che sono ben altro dalla “versione” italiota. E c’è chi ci spiega in televisione a chi corrispondono in Italia Trump, Le Pen e Macron e che cosa lascia prevedere il voto americano, quello francese per quello italiano, quando piacerà a lorsignori di permetterci di votare. A che cosa corrispondono per persone in carne e ossa a voti per fantasmi sconosciuti.

Siamo avanti al televisore ad aspettare l’esito del voto francese, americano, inglese. Da noi, però, l’esito effettivo del voto è determinato di volta in volta dalla nuova legge elettorale (che si fa poco prima di andare a votare). Così il voto conta poco. Per quel poco che vale, c’è poi una magistratura che fa e disfà i partiti, i governi e i parlamenti. E poi avviene che un personaggio cui, potendo finalmente ed eccezionalmente votare in modo quasi intellegibile, la gente ha dato un gran calcio in quel posto, continui a menarla, tra l’altro per stabilire, lui, appunto, una legge elettorale che stabilisca prima che a vincere deve essere lui. Questa è la nostra povera Italia.

Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 17:47