Una festa divenuta solo di parte ristretta

Una volta le tensioni e gli scontri che si verificavano in occasione della festa del 25 aprile avvenivano tra antifascisti e fascisti. Sia gli uni che gli altri la consideravano la ricorrenza della fine della guerra civile E mentre i vincitori di quella guerra festeggiavano e cercavano di tenere viva la memoria della loro vittoria, gli sconfitti protestavano nel tentativo di dare comunque una qualche forma di dignità alla loro tragedia.

Questa fase di guerra civile fredda è durata per molti decenni e si è interrotta solo per un brevissimo periodo durante i governi del centrodestra, interessati per ragioni di contingente opportunità politica a trasformare la celebrazione di una guerra civile, destinata fatalmente a perpetuare le lacerazioni del passato, in una festa del recupero della libertà e della democrazia destinata a riunire attorno a questi valori l’intera comunità nazionale.

Quella fase non ha avuto grande fortuna ed è durata molto poco. Caduti i governi di centrodestra e finito il loro interesse politico, si è passati a una terza fase, quella attuale, in cui il ricordo della guerra civile e l’appello ai valori di libertà e democrazia sono solo un pretesto per una polemica politica immediata che esula dalla vecchia logica fascismo-antifascismo ma che è tutta interna a una parte limitata della sinistra.

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha tentato di ricondurre la celebrazione in parte al suo significato originario di festeggiamento per la vittoria sul fascismo e in parte a quello dell’esaltazione dei valori condivisi della libertà e della democrazia. Ma in piazza a marciare separatamente sotto bandiere diverse sono stati quelli del Partito Democratico di osservanza renziana e quelli degli scissionisti antirenziani e della sinistra più radicale. E gli insulti alla Brigata Ebraica a Milano non sono venuti da qualche nostalgico fascista o nazista, ma da quei militanti dei centri sociali che fanno parte dell’ultrasinistra radicale e che in nome dell’anticapitalismo e dell’antimperialismo hanno elaborato un’ideologia antisemita del tutto simile a quella nazista del secolo scorso.

Questa terza fase, fatta di uso strumentale del 25 aprile in funzione delle polemiche interne della sinistra italiana, segna il declino di una celebrazione che sia quando rientrava nella logica fascismo-antifascismo, sia quando era incentrata sui valori generali della libertà e della democrazia, riguardava nel bene e nel male l’intero Paese. Se ora tocca una parte, per di più sempre più ristretta, perde di ogni significato ed è destinata a venire inesorabilmente rimossa dalla coscienza popolare.

Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 17:43