Il populismo sfascista che alla fine non paga

Era appena uscito il primo exit poll, relativo al primo turno delle presidenziali francesi, e il candidato repubblicano François Fillon ha dimostrato grande spessore politico, pronunciando una chiara indicazione politica: “L’estremismo porta solo disgrazie e divisioni - ha esordito rivolgendosi ai suoi elettori - per questo vi chiedo di restare uniti e determinati dobbiamo scegliere chi è preferibile, l’astensione non fa parte dei miei geni, soprattutto quando c’è un partito estremista, conosciuto per la sua violenza e l’intolleranza. Il suo programma porterebbe il Paese al fallimento, aggiungerebbe caos all’Europa. Non c’è altra scelta che votare Emmanuel Macron”.

Un discorso da vero statista, da politico responsabile che esprime una grandeur autentica, lontana anni luce da quella assolutamente insensata portata avanti da Marine Le Pen e alla quale, ahinoi, si ispira una buona parte della destra italiana e dell’informazione della medesima area. Soprattutto per un Paese economicamente e finanziariamente sempre in bilico come il nostro, fare il tifo per la vittoria del Front National equivale, per dirla fuor di metafora, a quel marito che per fare un dispetto alla moglie si recide i testicoli. Per farla breve, il trionfo dei sovranisti francesi causerebbe l’inevitabile rottura della zona Euro, con tutta una serie di devastanti conseguenze per l’Italia. E non bisogna essere dei geni per comprendere che una uscita traumatica dalla moneta unica, determinata dalla reazione a catena che scaturirebbe dalla vittoria lepenista, farebbe esplodere i tassi d’interesse sul debito, renderebbe quasi impossibile trovare nuovi finanziatori disposti a scommettere sull’Italia, mentre il risparmio andrebbe letteralmente in fumo.

Che ci piaccia o meno, la precaria stabilità finanziaria dell’Italia dipende in gran parte dalla nostra permanenza nell’Euro, consentendoci di rifinanziare un debito pubblico a tassi molto contenuti. Inoltre la credibilità di cui gode la moneta unica nel mondo, conferendone un alto potere acquisitivo, ci consente enormi vantaggi sul mercato delle materie prime e dei beni importati, facendoci restare saldamente ancorati al circuito internazionale dei prestiti. Tutto questo, con una Le Pen che fa saltare il banco degli equilibri continentali con il suo sfascismo demagogico, diventerebbe rapidamente un lontano ricordo, proiettando l’Italia verso traumatiche esperienze come quelle che stanno vivendo i cittadini di Argentina e Venezuela.

In politica si può accettare una certa dose di cinismo e di strumentalità, tuttavia farlo sulla base di uno scenario, quello di una rottura incontrollata della zona Euro che ci porterebbe rapidamente nel baratro del fallimento, appare sintomo di una totale mancanza di visione e di responsabilità.

Aggiornato il 29 aprile 2017 alle ore 13:08