
Meraviglia e sconcerto nei giorni scorsi per un segnale di “avvicinamento” tra il cosiddetto “populismo” grillino e l’apparato cattolico.
Ci sarebbe anzitutto da discutere del valore sintomatico di quelli che sono stati definiti segnali di tale avvicinamento. Ma più ancora c’è da meravigliarsi per la meraviglia e da rimanere perplessi per lo sconcerto di chi, insistendo sulla definizione “populista” del fenomeno grillino, in fondo ne ha garantito la matrice reazionario-cattolica più che quella di residuato della subcultura di sinistra, aspetti in vario modo presenti in quel Movimento.
Del resto Papa Bergoglio ha dato una sterzata alla Chiesa verso un populismo globalistico, tipicamente latino-americano, che meglio si attaglia al carattere piccolo-borghese e vagamente sinistrorso dei Cinque Stelle che non il populismo europeo, nostrano più marcatamente contadino, vandeano, reazionario.
Avremo un Papa grillino? Per ora ci basta prendere atto che è finita la prospettiva di un cattolicesimo politico se non cattolico-liberale, “democristiano”, bene o male tendente a occupare il vuoto imposto con la demolizione della politica e della cultura liberale. Il senso delle proporzioni impone di considerare che più che un Papa “Cinque Stelle” si può ipotizzare un grillismo pontificio, fenomeno che già ha avuto manifestazioni e precedenti di notevole consistenza.
Dalla Chiesa di Bergoglio e dal grillismo ci si può aspettare di tutto e tutto è facile poter ad essi attribuire. A maggior ragione per i loro rapporti. E non è solo questione di parolacce.
Aggiornato il 26 aprile 2017 alle ore 15:28