
I partigiani ancora in vita sono ormai molto pochi. E tutti talmente avanti con l’età da avere seri problemi nel partecipare alle tradizionali sfilate del 25 aprile. L’associazione che li rappresenta e che è formata in grandissima parte da chi si autodefinisce erede politico dei Combattenti della Libertà del biennio 1943-1945, ha invitato anche quest’anno a partecipare alle manifestazioni della ricorrenza della Liberazione le rappresentanze delle diverse organizzazioni dei palestinesi presenti in Italia. La circostanza ha spinto la Comunità ebraica romana, che tradizionalmente partecipa alle celebrazioni del 25 aprile non solo per ricordare le proprie vittime provocate dal nazismo ma anche per festeggiare la Brigata Ebraica che contribuì alla liberazione del nostro Paese insieme alle armate alleate, a decidere di disertare la manifestazione dei partigiani. E ha stabilito di tenere una celebrazione separata anche per evitare i soliti incidenti che normalmente vengono provocati dai sostenitori delle organizzazioni palestinesi al passaggio delle insegne della Brigata Ebraica.
La decisione non fa una grinza. E semmai appare addirittura tardiva visto che è ormai da lungo tempo che le manifestazioni del 25 aprile promosse dall’Anpi diventano l’occasione per aggressioni verbali, e in alcuni casi anche fisiche, nei confronti degli esponenti della Comunità ebraica accusati di essere solidali con lo Stato d’Israele bollato come occupante di stampo post-nazista della Palestina.
Le stranezze, in questa storia, sono altre. Oltre quella rappresentata da una associazione in cui la stragrande maggioranza degli iscritti non sa neppure chi fossero i partigiani del tempo passato, ci sono quelle di natura politica che rendono la faccenda un esempio significativo della pochezza di certa classe dirigente italiana.
La prima di queste stranezze è che il Partito Democratico ha deciso di disertare la manifestazione dell’Anpi e di partecipare a quella della Comunità ebraica. Scelta sacrosanta se volesse significare che il Pd non vuole marciare a fianco di chi chiede la distruzione di Israele, ma scelta singolare se alla sua radice ci dovesse essere solo il risentimento per la scelta dell’Anpi di schierarsi dalla parte del “no” in occasione del referendum di dicembre sulla riforma costituzionale. Forse nella decisione del Pd la motivazione è duplice. Ma sarebbe meglio rendere evidente che la condanna di chi vuole cancellare dalla carta geografica l’unica democrazia del Medio Oriente è infinitamente più grande del risentimento politico.
La seconda stranezza è che la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha annunciato di voler partecipare sia alla manifestazione dell’Anpi sia a quella della Comunità ebraica. Scelta salomonica? Niente affatto, semmai scelta illuminante dello stato confusionale dei dirigenti del Movimento Cinque Stelle. Che non sapendo da che parte stare, cercano di stare ovunque. Non per ragioni ideali, ma per avere più comparsate televisive!
Aggiornato il 26 aprile 2017 alle ore 15:22