L’attentato di Dortmund è il gesto isolato di un nucleo ristretto di terroristi islamisti che hanno scelto di colpire il pullman in cui viaggiavano i giocatori del Borussia solo perché era il bersaglio più facile del momento? Oppure è l’avvisaglia di una offensiva destinata a colpire uno degli aspetti più significativi del modello di vita del mondo occidentale, cioè il calcio?

La questione si pone con grande preoccupazione alla luce di quanto è avvenuto da quando il terrorismo di natura islamica ha incominciato a colpire i Paesi dell’Occidente sconvolgendo sistematicamente il loro modello di vita. Uno degli esempi più significativi delle profonde trasformazioni che l’offensiva terroristica ha prodotto nei sistemi di comportamento delle popolazioni occidentali riguarda il modo di viaggiare. La libertà di usare i mezzi di trasporto più evoluti, in particolare quello aereo, che era già stata limitata dalle azioni terroristiche degli anni Settanta e Ottanta, è stata di fatto cancellata dopo l’11 settembre del 2001. Da quella data in poi non solo gli occidentali ma gli abitanti dell’intero pianeta si sono dovuti abituare a viaggiare all’insegna dei disagi provocati dalle misure di sicurezza imposte dalla necessità di prevenire gli attentati.

Un altro esempio altrettanto significativo riguarda il turismo, che fino all’inizio del terzo millennio era assolutamente libero e che dal momento dell’esplosione del terrorismo islamico è diventato precluso nei Paesi ad alto rischio e limitato in quelli dove il rischio è limitato da sistemi di sicurezza estesi e ovviamente costosi. I flussi turistici verso i Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo si sono praticamente esauriti. E oggi gli stessi viaggi nelle città europee incominciano a essere condizionati dal timore di attentati a prevedibilità zero. In questo modo la libertà di movimento nel pianeta è stata profondamente colpita e limitata e uno dei tratti caratteristici del moderno modello di vita occidentale è stato gravemente compromesso.

L’auspicio, ovviamente, è che l’attentato di Dortmund sia stato un atto isolato. Ma è forte la preoccupazione che possa diventare il primo anello di una catena terroristica destinata a colpire e sconvolgere il tratto più continuativo e caratterizzante della vita occidentale da tremila anni a questa parte, cioè lo sport. Se dopo la libertà di movimento i terroristi fossero capaci di modificare anche la libertà di partecipare agli eventi sportivi non ci potrebbero essere più dubbi in proposito. La guerra in atto è una guerra di civiltà!

Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 23:20