Il grillismo prodotto dal renzismo

Uno dei rimproveri più comuni che gli avversari rivolgono a Matteo Renzi è di non aver saputo contenere la crescita del Movimento Cinque Stelle nei tre anni in cui ha avuto nelle sue mani la guida del Paese. Questa critica non è ingenerosa. È totalmente sbagliata. Perché se in questi tre anni il movimento di Beppe Grillo e ora di Davide Casaleggio non è stato contenuto ma è addirittura cresciuto, la causa è stata la grande delusione provocata nell’opinione pubblica italiana dall’azione progressivamente sempre più inadeguata e fallimentare realizzata senza soluzione di continuità per la quasi totalità della legislatura dall’ex Premier e dalla sua squadra di stretti collaboratori. L’errore di Renzi è stato di aver fatto crescere a dismisura il fenomeno Grillo, non di non averlo contenuto.

Andrea Orlando rimprovera a Renzi di essersi illuso che il 40 per cento conquistato alle elezioni europee fosse un’investitura definitiva al ruolo di “uomo solo al comando” e di aver costruito attorno a quel risultato una politica tutta tesa a consolidare e allargare il monumento a se stesso. Queste contestazioni sono giuste. Ma esauriscono solo una parte di ciò che va rimproverato a Renzi. All’ex Presidente del Consiglio va mossa una contestazione ancora più grande, quella di aver provocato per il proprio narcisismo provinciale una profonda reazione di rigetto nella gran parte della società nazionale che, non avendo altro sbocco dopo la brutale e antidemocratica defenestrazione dalla politica attiva del leader del centrodestra Silvio Berlusconi, non ha potuto altro che dirigersi verso il giacobinismo del nulla rappresentato dal Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo e della famiglia Casaleggio.

Oggi Renzi si dice convinto che una volta riconquistata la segreteria del Partito Democratico potrà, con un partito liberato della zavorra dei suoi avversari della sinistra, diventare la vera e sola alternativa al grillismo rampante. Ma il rigetto nei suoi confronti provocato da tre anni di narcisismo fallimentare non si può in alcun modo cancellare. E costituisce il marchio più negativo e invalidante che l’ex Premier ha impresso al proprio partito negandogli la condizione di alternativa credibile al movimento di Grillo e Casaleggio.

La conseguenza del fallimento di Renzi e del Pd è che l’unica alternativa possibile al grillismo può essere solo quella costituita dal centrodestra. A condizione che sia unito responsabile e a guida non lepenista ma liberale.

Aggiornato il 27 aprile 2017 alle ore 16:12