“Federazione leggera”, da Bonino a Macron

“Europe First!”. L’appello ha tono trumpiano, ma se dovesse servire a sollecitare l’auspicato “Surge” dell’Europa federale potrebbe anche rovesciarsi in un monito rivolto a Donald Trump, il presidente degli Stati Uniti che una Europa unita non l’ama e non la vuole. E allora, vediamo.

Sabato scorso si è svolto a Torino, promosso da Radicali Italiani, un convegno avente come titolo proprio il discutibile “Europa First!” e dedicato a un’analisi della situazione in cui versa il Vecchio Continente e alle possibilità di crescita del progetto federale. Non ho potuto parteciparvi né seguirlo attraverso Radio Radicale. Ne parlerò come posso: chiunque tratti di questioni europee va seguito e, se possibile, stimolato. Gli ultimi accadimenti in Siria ci dicono che non c’è molto tempo da perdere. Neppure a Bruxelles.

Dalla lista dei partecipanti vorrei segnalare (oltre al presidente della Regione Piemonte Sergio Chiamparino e la professoressa Elsa Fornero) l’amico sottosegretario Benedetto Della Vedova, Flavio Brugnoli, direttore del Centro Studi sul Federalismo, e alcuni ex se non radicali effettivi: Antonio Stango, Carmelo Palma, Olivier Dupuis e Gianfranco Spadaccia. La loro presenza mi garantisce che il convegno ha avuto contenuti solidamente ispirati ad Altiero Spinelli o comunque alle migliori tematiche federali. Se non sbaglio, però, non era presente Emma Bonino, e tale assenza ha posto - a mio avviso - una seria ipoteca sul suo successo. Quello effettivo, intendo: il tema che oggi, nel groviglio dei problemi europei, va considerato assolutamente prioritario e necessario è uno, strettamente legato a Bonino: quello della “Federazione leggera”. E se lei non era presente, il tema non è adeguatamente emerso - credo - nel dibattito, non ha lasciato un’impronta nelle conclusioni.

“Nel 2011 (...) la discussione sul salvataggio dell’Euro e il futuro dell’Europa era entrata in una impasse. Per salvare l’Euro e l’Unione tutta ci voleva un ministero del tesoro europeo. Per avere un ministero del tesoro europeo ci voleva un governo federale. Ma un governo federale era una iattura nemmeno pensabile, visto che si sarebbe trattato di un enorme superstato federale...”.

Questa ricostruzione è di Marco De Andreis ed è apparsa (la leggo sul sito “Radicali Italiani”) nel 2016, ma il primo testo in cui De Andreis, in collaborazione con Emma Bonino, affronta la questione e suggerisce il termine che qui interessa - “Federazione leggera” - risale al 2011. Osserva ancora De Andreis: “Da decenni l’Economist (...) usa il termine ‘federazione’ a proposito dell’Europa solo e soltanto in senso dispregiativo. Per il settimanale, l’unità europea può solo portare alla creazione di ‘a huge federal superstate’, un enorme superstato federale... Ma è una forzatura - prosegue De Andreis - un’invenzione. Nessuno, tra i federalisti europei, ha mai invocato la creazione di un enorme superstato federale. Che sarebbe, tra l’altro, in patente contraddizione con l’idea stessa di federazione in quanto ripartizione equilibrata di funzioni di governo tra centro e unità costituenti. Gli Stati Uniti d’Europa immaginati da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi nel Manifesto di Ventotene del 1941 consistevano in un esercito federale, una politica estera federale, un’unione monetaria...”.

Nel 2011, Bonino e De Andreis si erano spinti molto avanti, colmando efficacemente una lacuna del pensiero e nelle iniziative sia di Spinelli che di Pannella. I due esposero un progetto istituzionale atto a “rompere questo disgraziato sillogismo e a dimostrare che gli Stati Uniti d’Europa possono essere una federazione sì, ma leggera. Poche, essenziali funzioni di governo, tolte agli Stati membri e spostate a livello centrale (...) mobiliterebbero una massa critica di risorse (cinque per cento del Pil europeo) in grado di essere usate dal Tesoro europeo anche a fini di stabilizzazione macroeconomica e redistribuzione, contribuendo così alla tenuta dell’unione monetaria. Restando tuttavia assai contenute, nel loro insieme assai leggere, rispetto alle risorse intermediate dal governo di un qualunque Stato membro – che sono, nella maggior parte dei casi, 10 volte tanto, ovvero circa il cinquanta percento del Pil corrispondente...”.

Impossibile, in questa sede, fornire dettagli sul progetto, ma non c’è chi non veda quanto esso torni a essere utile e pregnante, in funzione di stimolo a un endorsement della candidatura di Emmanuel Macron alla presidenza della Repubblica Francese. Anche oggi domina il dibattito la falsa idea che un’eventuale Federazione sarebbe un superstato oppressivo, negatore delle peculiarità dei singoli Paesi membri. Sarebbe bello se la Bonino promuovesse una campagna di chiarimento, sostenendo l’unico politico che oggi si sia schierato, in Europa, su un fronte che se non è spinelliano gli si avvicina moltissimo (e comunque rappresenta un’imperdibile occasione di iniziativa politica nella giusta direzione).

Bonino non ha voluto, o saputo, o potuto, cogliere l’opportunità. E allora perché non “appropriarsi” del progetto? Le idee vanno fatte circolare senza esitazioni o remore. Del resto, proprio Marco Pannella sosteneva che una forza politica alternativa, con forme di lotta necessariamente “partigiane”, non può che “appropriarsi delle armi del nemico”.

Non so, e non mi interessa, se Emma Bonino è un nemico. Ma dell’arma ideale da lei progettata e poi abbandonata io mi impadronirei senza problemi. Specialmente in un momento di grande emergenza come quello in cui vive l’Europa.

Aggiornato il 27 aprile 2017 alle ore 16:15