Il vero problema di Matteo Renzi non è di vincere le primarie, che di fatto ha già vinto, ma di trovare una qualche strategia da realizzare dopo la conclusione del congresso del Partito Democratico.
Fino ad ora il segretario rientrante ha reagito alla sconfitta del 4 dicembre scorso concentrandosi esclusivamente nella battaglia interna al partito. Il suo obiettivo è stato la riconquista della segreteria e la sconfitta dei suoi avversari, Andrea Orlando e Michele Emiliano.
Ma esaurita questa fase e tornato alla guida del Pd, che rimane sempre il maggiore partito della sinistra, dovrà necessariamente affrontare il problema dei rapporti esterni e delle alleanze. Ed è su questo terreno che rischia di ritrovarsi con una serie di difficoltà addirittura raddoppiate rispetto al momento della sconfitta referendaria.
Renzi, infatti, corre il serio pericolo di essere ancora una volta solo contro tutti. O meglio, solo con quel che resta degli alfaniani e dei verdiniani. Cioè una truppa numericamente modesta e politicamente controproducente, utile in questa legislatura ma destinata a non avere alcun futuro nella prossima.
Se avesse ragione Massimo D’Alema, che ha colto al balzo una provocazione siciliana di Totò Cuffaro per sostenere che l’unica strategia possibile per il Pd diventato Partito di Renzi (Pdr) è quella della ricerca dell’alleanza con Forza Italia, l’ex Premier avrebbe una qualche prospettiva da perseguire. Ma lo stesso D’Alema sa bene che se mai Renzi decidesse di puntare a una nuova alleanza con Silvio Berlusconi non solo non riuscirebbe a dare vita a una qualche maggioranza in grado di governare il Paese nei prossimi anni, ma provocherebbe il disastro elettorale sia del proprio partito che di quello di Berlusconi. Al tempo stesso l’eventualità che la politica delle alleanze di Renzi possa diventare quella del ritorno all’unità ulivista di tutte le sinistre, comprese gli scissionisti e tutti gli odiatori seriali dell’“uomo solo al comando”, appare del tutto irrealistica.
E allora? La sempre più probabile vittoria del congresso da parte di Renzi sembra destinata a segnare l’avvio di una fase autarchica del Partito Democratico renziano. Niente alleanze esterne, solo normalizzazione autoritaria interna. In attesa che il sistema collassi e si creino le condizioni per un fronte di salvezza nazionale destinato a essere guidato dal leader resuscitato!
Aggiornato il 02 maggio 2017 alle ore 22:10