Per un sovranismo né trumpista, né lepenista

Può il cosiddetto sovranismo italiano imitare in tutto e per tutto il sovranismo francese, quello espresso da Marine Le Pen che ha promesso di portare la Francia fuori dalla Unione europea e dalla Nato nel caso di una sua conquista dell’Eliseo? Nessuno dubita che in Italia ci possano essere degli imitatori della Le Pen. In fondo è almeno dalla Rivoluzione francese che i fermenti politici e culturali provenienti da Parigi trovano rapidamente chi nel nostro Paese li raccoglie e cerca di applicarli alla realtà italiana.

Ma sul tema del sovranismo da realizzare attraverso l’uscita da Ue e Nato è probabile che gli imitatori non siano troppo numerosi e troppo determinati. Innanzitutto per una ragione storica che marca una differenza fondamentale tra Francia e Italia. Senza voler tirare in ballo la storia antica di potenza autonoma e tendenzialmente egemone della cugina d’Oltralpe e quella di “serva Italia” del nostro Paese, basta ricordare che nel secondo dopoguerra la Francia ha sempre seguito la linea di autonomia critica tracciata dal Generale De Gaulle nei confronti di Nato ed Ue, mentre l’Italia non solo è stato il Paese più europeista del Vecchio Continente ma ha anche mantenuto nei confronti della Nato un rapporto di quasi totale subordinazione fondato sulla considerazione, condivisa dagli anni Settanta in poi anche dal Pci, che affidarsi all’ombrello protettivo americano era la soluzione migliore per i nostri problemi di sicurezza e stabilità.

Ma anche se alle spalle non avessimo alcuni decenni di europeismo ed atlantismo maggioritari nell’opinione pubblica italiana, l’imitazione pedissequa del sovranismo di Marine Le Pen non potrebbe e non dovrebbe scattare nella penisola. Non solo perché la nostra storia è diversa da quella francese, ma perché se sovranismo deve essere questo sovranismo non può avere tratti e caratteristiche presi dalle esperienze altrui, ma deve necessariamente essere fondato su una autonomia nazionale piena e originale. L’internazionale sovranista, in sostanza, può avere un senso solo se porta avanti una reazione globale al globalismo delle multinazionali finanziare sovranazionali, ma se diventa una imitazione del trumpismo o del lepenismo, cioè di movimenti che perseguono rispettivamente l’interesse nazionale americano e quello francese, diventa una contraddizione in termini. Sovranisti, quindi, ma in nome dell’interesse nazionale italiano. Un interesse che a differenza di quello francese non può portare all’abbandono dell’Unione europea e della Nato, ma deve essere indirizzato a riformare dalle fondamenta e sulla base delle sovranità dei Paesi europei ed atlantici sia l’Unione europea che quella a cui l’Italia deve la propria collocazione nel mondo libero nel secondo dopoguerra.

Il sovranismo estremo non fa parte della storia italiana. Quello riformista, fondato sulla consapevolezza che bisogna ridiscutere le condizione di una collocazione europea ed internazionale indispensabile, sicuramente sì!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:57