Stringe il cuore vedere i nostri connazionali della fascia appenninica centrale combattere contro un destino cinico e baro che li vuole vittime sacrificali della sua cieca violenza. Ha ragione il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi: ci manca solo lo tsunami e il quadro è completo. Ma il “cataclisma” questa volta si è palesato con le sembianze di una nevicata più intensa del solito, che però è bastata a seppellire interi paesi sotto metri di neve con la terra che continua a tremare. Si può continuare a vivere in queste condizioni? A stare accanto alle proprie case che crollano, ai propri animali che muoiono per il freddo e per la mancanza di cibo? È tutta colpa del destino o c’è anche la mano dell’uomo che ci ha messo del suo a peggiorare le cose? Non si cerca la polemica a tutti i costi per il gusto di fare dell’insano sciacallaggio mediatico, tuttavia negare l’evidenza delle responsabilità non si può. E non si deve.
La verità, per quanto in certi momenti possa suonare stonata e sgradevole, va detta. Tacerla non serve a nessuno e non fa onore alla memoria delle vittime. Non raccontiamoci balle: il piano di prevenzione per mettere le persone in sicurezza non ha funzionato. I soccorsi sono partiti in ritardo. Sebbene i terremoti non siano prevedibili, delle nevicate è dato di sapere tutto con sufficiente anticipo. Perché non si è intervenuto per tempo? Non serve Nostradamus per indovinare che, in pieno inverno, nelle zone dell’ultimo terremoto, sarebbero arrivati neve e gelo. E cosa s’è fatto per prevenire gli inevitabili disagi? Dov’erano i mezzi spazzaneve e le turbine per evitare che le frazioni e i borghi laziali, abruzzesi e marchigiani rimanessero isolati e i loro abitanti lasciati al freddo? Sono giorni che manca la corrente elettrica: è possibile una cosa del genere? L’Enel dov’è? C’è solo al momento di mandare bollette rincarate agli italiani? La gente, stando alle cronache, ha lanciato messaggi d’aiuto disperati per essere salvata, chi li ha raccolti? Senza corrente elettrica le pompe degli impianti di riscaldamento non funzionano e resistere a temperature scese di molto sotto lo zero è difficile, se non impossibile.
La macchina dei soccorsi? Un pianto. Nulla da dire dei singoli soccorritori che come sempre si sono spesi in modo encomiabile per prestare aiuto alle popolazioni. Le immagini di quei coraggiosi che, inforcati gli sci, si sono lanciati nel buio della notte per tentare di raggiungere gli sventurati ospiti dell’albergo di Rigopiano travolto da una gigantesca slavina, fanno piangere. È la solita, eterna storia: il cuore grande degli italiani. Ma è il sistema nel suo insieme che non va. Oggi non si tratta di individuare questo o quel colpevole di un disastro annunciato, ma sul banco degli accusati è necessario che qualcuno ci salga. D’accordo, non prendiamocela con i governanti di turno ma saremo liberi di dire che questa Italia paralizzata da una burocrazia asfissiante non va da nessuna parte? L’ex presidente del Consiglio, Matteo Renzi, aveva fatto lo sborone annunciando, all’indomani del terremoto del 24 agosto scorso, che tempo due mesi sarebbero arrivati moduli abitativi temporanei per sistemare tutti gli sfollati. Siamo alla fine di gennaio e soltanto ieri ad Amatrice sono state assegnate le prime 25 casette di legno. E il resto, dov’è finito? Qualcuno, per cortesia, ce lo dica perché noi, gente comune, abbiamo una coscienza con la quale fare i conti quotidianamente e andarsene serenamente a dormire, dopo aver subìto la valanga d’immagini angoscianti dai luoghi della devastazione, diventa impegnativo.
Nessuno ha in tasca la bacchetta magica, ma solo un po’ di semplici domande. Qualcuno di quelli che hanno la responsabilità di guidare quest’umanità dolente ci degnerà di una valida risposta? O se la caverà con il facile rimbalzo polemico del “siete solo sciacalli”?
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:55