
È stato un voto contro l’arroganza e la prevaricazione quello espresso sulla riforma costituzionale da un corpo elettorale tornato incredibilmente in maniera massiccia alle urne. Ma l’arroganza e la prevaricazione di chi? Non solo di Matteo Renzi e del suo giglio magico di collaboratori che hanno cercato di suonare il piffero della personalizzazione salvifica e miracolistica e sono stati pesantemente suonati da chi non si sente salvato e non riesce a scorgere miracoli di sorta. Ma anche e forse soprattutto da quella casta di privilegiati che si è messa al servizio del Premier, convinta di essere salita per tempo sul carro del vincitore e che per dimostrare al “caro leader” la propria adesione e fedeltà ha fornito una dimostrazione di ottusa ed irritante cortigianeria.
Renzi non si è accorto che aver dato un posto sul suo carro ai rappresentanti più riconoscibili di questa casta ha reso incomprensibile e fasullo il suo proposito di riformare la Costituzione per eliminare i privilegi della casta stessa. Il voto ha bocciato clamorosamente questa contraddizione in termini e ha dimostrato che la maggioranza degli italiani sa riconoscere e non ha paura di contestare le operazioni gattopardesche dei propri governanti.
All’interno di questa casta, che si è rivelata il tallone d’Achille di un Presidente del Consiglio tanto presuntuoso quanto temerario, un posto speciale spetta al mondo dell’informazione trasformatosi in megafono conformista e cortigiano del Governo e del suo massimo rappresentante. Il trionfo del “No” è stato il segno inequivocabile di una ripulsa non solo politica ma anche morale contro il comportamento della stragrande maggioranza dei grandi media, a partire da quelli di un servizio pubblico trasformato senza alcuna accortezza almeno formale in “voce del padrone” a quelli privati docilmente e passivamente allineati agli interessi immediati dei propri editori. Questa parte massiccia e dominante del mondo dell’informazione non ha reso un buon servizio a Matteo Renzi. Ha dato l’impressione alla maggioranza degli italiani di essere alla vigilia della definitiva affermazione di un regime autoritario e le ha impresso la spinta decisiva a dimostrare di voler restare in un sistema democratico e pluralista.
Da oggi chi era salito con tanta furia da neofita sul carro del vincitore incomincerà a scendere ed a sganciarsi dal carro del perdente. Ancora una volta si passerà dal servo encomio al codardo oltraggio. La storia si ripete. Ma, come ha dimostrato il risultato del referendum, gli italiani la conoscono a menadito e non si lasciano abbindolare da chi è al servizio solo del proprio piccolo e personale interesse!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06