La perfidia di Prodi ed il nodo del Pd

È stato un “Sì” perfido quello espresso da Romano Prodi alla riforma costituzionale di Matteo Renzi. Un “Sì” di cui il Premier avrebbe fatto volentieri a meno visto che sembra fatto apposta non a convincere gli ultimi indecisi ad andare a votare a favore del Governo, ma a rafforzare le perplessità e le preoccupazioni di chi a sinistra è orientato a votare “No” e critica il personalismo esasperato del Presidente del Consiglio nonché segretario del Partito Democratico.

La scelta di Prodi di eseguire una sorta di abbraccio che uccide nei confronti del Premier rende evidente il tema che, all’indomani della celebrazione del referendum, starà al centro del dibattito politico qualunque sia il risultato del voto. Questo tema è lo scontro a sinistra e nel Pd tra Renzi e gli oppositori presenti nella sua area, quelli che il Premier avrebbe voluto e vorrebbe rottamare relegandoli nel dimenticatoio della storia politica e che ricambiano questa ostilità considerando il “rottamatore” un intruso che tradisce la tradizione di cui si sentono eredi ed interpreti.

Il “Sì” di Prodi, in sostanza, riapre ufficialmente il congresso del Pd , quello previsto per il prossimo anno e che potrebbe concludersi o con il trionfo definitivo di Renzi o con la riconquista del partito da parte dei suoi oppositori o con una vittoria renziana destinata a provocare la scissione della sinistra del Pd.

È chiaro che l’esito del referendum spianerà la strada ad una di queste tre ipotesi. Ma è ancora più chiaro come la riforma costituzionale ed il referendum su di essa siano soltanto delle tappe intermedie prima della conclusione definitiva del lunghissimo travaglio interno della sinistra italiana. Un travaglio iniziato ben prima della caduta del Muro di Berlino e della fine ufficiale del comunismo che si è intrecciata con la crisi del dossettismo cattolico e che da alcuni decenni si scarica regolarmente e nefastamente sull’intera società italiana.

Il referendum sarà un acceleratore di questo processo che ha fatto e continua a fare pagare al Paese costi inaccettabili? Sicuramente sì, a condizione che vinca il “No”!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07