
Gli elettori del 4 dicembre sono avvisati. Se vincerà il “Sì” nel Senato declassato formato da sindaci e consiglieri regionali non figureranno la sindaca di Roma Virginia Raggi, quella di Torino Chiara Appendino e il primo cittadino di Napoli Luigi de Magistris. A sua volta il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha già annunciato che si farà vedere a Palazzo Madama non più di un giorno alla settimana.
Insomma, il possibile nuovo Senato non è ancora partito che già risulta essere azzoppato. Un’assemblea di sindaci e di consiglieri regionali dove non figurano i sindaci delle principali città italiane costituisce una contraddizione in termini. Cioè un’aberrazione istituzionale che gli italiani farebbero bene a scongiurare bocciando senza esitazioni di sorta il referendum sulla riforma costituzionale inutile e sbagliata del 4 dicembre.
L’appello al “No” nasce anche da questa evidente dimostrazione di come la modifica della Carta costituzionale sia stata realizzata non con acume e conoscenza, ma con superficialità e clamorosa ignoranza istituzionale. Il “No” non può riguardare solo il merito della riforma, che è talmente sbagliato da apparire addirittura ridicolo, ma anche e soprattutto il modo dilettantesco ed approssimativo con cui è stata realizzata. Se questo è il modo con cui il gruppo dirigente renziano governa il Paese da quasi tre anni si capisce perfettamente la ragione per cui l’economia non sia ripartita, la produzione sia rimasta ferma al palo, la disoccupazione non sia stata intaccata neppure dai tanti miliardi di incentivi distolti dagli investimenti produttivi, la povertà sia aumentata ed il disagio ed il malessere si siano diffusi a dismisura nell’intera società italiana.
Il “No”, in sostanza, deve essere una condanna dell’improvvisazione arrogante che è la cifra e lo stile di governo di Matteo Renzi e dei suoi più stretti collaboratori. Nessuno può avere nostalgia dei “professori”, che di guai ne hanno prodotti una marea. Ma il rifiuto dei “professori” chiusi nella loro torre d’avorio dell’insensibilità sociale non può neppure portare al governo degli ignoranti che non sanno ciò che fanno ma pretendono di realizzarlo con alterigia e massima determinazione. Renzi è riuscito nel miracolo di rappresentare al tempo stesso sia gli errori di merito che quelli di metodo. Merita la bocciatura. O meglio, il rinvio a settembre o a quando si faranno le prossime elezioni!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05