Profezia di Berlusconi sul centrodestra

Silvio Berlusconi, dai microfoni di “Radio Anch’io”, a proposito dello scambio di complimenti tra Matteo Salvini e Stefano Parisi, dice la sua. Il centrodestra è compatto, il resto è teatrino, bega personale. Questo il messaggio chiaro e forte che il vecchio leader invia ad amici e nemici. Il ragionamento che fa Berlusconi fonda su una realistica lettura del quadro politico italiano: la coalizione che si oppone allo schieramento di sinistra se non è unita si condanna all’irrilevanza. Ciò significa che bisognerà concentrarsi a lavorare su un programma di governo condiviso da presentare agli italiani.

Tuttavia, non sarà impresa facile perché le differenze tra le due anime della destra, quella moderata e quella radicale, sono sempre più profonde e inconciliabili. In particolare, c’è il futuro dell’Unione europea sul tappeto. Così com’è, sentenzia Matteo Salvini, l’Ue non funziona perché è totalmente asservita agli interessi del partner tedesco, il quale sulle scelte comunitarie esercita una presa che strangola il sistema produttivo italiano impedendone la ripresa. Com’è noto la Germania è guidata dalla signora Merkel che, da leader della Cdu, è magna pars della compagine dei popolari europei, gruppo al quale aderiscono gli europarlamentari di Forza Italia. Matteo Salvini insiste nella richiesta, dirimente ai fini della riedizione della coalizione, di una scelta di campo netta di tutte le sue componenti: “O con noi o con la Merkel”.

Chi sceglierà Berlusconi è il punto di domanda che segnerà la sorte dell’alleanza a destra. Il vecchio leone di Arcore sa che su tutte le altre questioni programmatiche è possibile trovare una sintesi condivisa. D’altro canto un osservatore attento ai bisogni reali della gente comune come lui non sottovaluta la propensione dell’elettorato tradizionale forzista a riconoscersi nelle posizioni più intransigenti soprattutto sulle tematiche securitarie e sulle politiche di contrasto alla crisi sociale ed economica che ha devastato i tradizionali ceti medi produttivi.

La questione del con-chi-stare-in-Europa è, dunque, tutt’altro che secondaria e potrebbe rivelarsi un autentico nodo gordiano. È evidente che una scelta in un senso o nell’altro comunque si ripercuoterebbe sui futuri assetti del centrodestra italiano. Vi è da dire, però, che le istituzioni di Bruxelles, che nulla hanno fatto per smentire l’accusa di sordità alle richieste di aiuto lanciate dai partner della fascia meridionale dell’Unione in gravi difficoltà, siano percepite come nemiche da un’ampia porzione di elettorato del centrodestra. Non è escluso che tra le cause che nel passato hanno determinato la gigantesca emorragia di consensi a danno del Popolo delle Libertà, vi sia stata la delusione per l’incapacità dell’ultimo governo di centrodestra di arginare la pervasività dei poteri europei sovraordinati a quelli dello Stato nazionale, fino a restarne travolto.

Malgrado i tentativi di alcuni dirigenti dell’apparato forzista di glissare sull’argomento ritenuto divisivo, la domanda che gli elettori porranno a Berlusconi è del tutto prevedibile: In Italia si va con i neo-sovranisti di Salvini e in Europa con gli eurocrati manovrati dalla signora Merkel? Come a dire: mettiamo nella stessa bisaccia il diavolo e l’acqua santa? Come se ne esce? Con un triplo salto mortale da podio olimpico, con un’intuizione da politici di rango. La performance che non ti aspetti è nelle corde di Berlusconi. Se il suo fisico non è più brillante come una volta il suo cervello invece è molto reattivo. Tocca a lui trovare la soluzione, magari con un coupe-de-theatre dei suoi più riusciti. Intanto non occorre che aspiranti delfini o altra fauna del bestiario politico si producano in avventuristici progetti di scomposizione e di rottamazione di una storia durata un quarto di secolo. Piuttosto, si mettano tranquilli a guardare come si fa a essere leader. Stefano Parisi è avvisato.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 22:58