
Più che la vittoria di Donald Trump è la prospettiva di una modifica in senso proporzionale della legge elettorale ad aver acceso lo scontro tra Matteo Salvini e Stefano Parisi all’interno dell’area del centrodestra. L’avvento del cosiddetto trumpismo, inteso come protesta contro il pensiero unico politicamente corretto, avrà pure suscitato grandi fermenti imitativi nella speranza di ottenere lo stesso successo del candidato repubblicano. Ma, più di ogni suggestione trumpista, a provocare lo scoppio della guerra civile all’interno del vecchio schieramento del Pdl è stata la quasi certezza che dopo il referendum l’Italicum verrà modificato abolendo il ballottaggio ed il premio di maggioranza alla lista vincitrice e riesumando, sia pure con qualche accorgimento, il sistema proporzionale. È questa certezza a provocare la separazione del centrodestra ed il ritorno ad una destra distinta e distante dal centro moderato. Ed a scatenare la lotta tra queste due vecchie componenti del Pdl per la conquista del maggior numero di consensi tra gli elettori dell’area un tempo comune.
In vista del ritorno del proporzionale Matteo Salvini è partito di scatto, approfittando della scia provocata da Trump, per fare della sua destra “sovranista” il soggetto politico più forte di quello che una volta veniva definito schieramento moderato. E la sua sortita è stata la migliore occasione data a Stefano Parisi di candidarsi a mettere insieme le componenti popolari e liberali del centro ed a diventarne il leader in vista di elezioni politiche in cui, con il proporzionale, torneranno fatalmente in campo i partiti.
Non stupisce, allora, né l’iniziativa di Salvini, né quella automatica di Parisi. Stupisce, semmai, il silenzio e la mancanza di azione di chi fa parte della destra e del centro e potrebbe, come ad esempio Giorgia Meloni per la destra ed i tanti potenziali concorrenti di Parisi per il centro, avanzare la propria candidatura a guidare o la destra o il centro e, successivamente e sempre che la legge elettorale preveda un premio per la coalizione vincente, non un partito unificato del centrodestra ormai non più proponibile ma una confederazione di forze diverse ed autonome legate insieme solo dalla prospettiva di diventare maggioranza di governo. Può essere che chi ambisce a concorrere con Salvini e Parisi voglia aspettare un momento più opportuno. Ma dopo il 4 dicembre la legislatura potrebbe accorciarsi. E potrebbe non esserci più tempo per cogliere l’occasione!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07