I presidenzialisti bugiardi

Chi è per il presidenzialismo o per il premierato, cioè per un sistema istituzionale in cui il capo dell’Esecutivo, sia esso Presidente della Repubblica o Presidente del Consiglio, venga eletto direttamente dal popolo, non può votare “Sì” alla riforma costituzionale voluta da Matteo Renzi. Non può farlo perché se la Costituzione dovesse essere modificata secondo le indicazioni dell’attuale capo del Governo, il sistema istituzionale che verrebbe realizzato non avrebbe le caratteristiche né del presidenzialismo né del premierato, ma sarebbe un pastrocchio in cui il potere sarebbe accentrato nelle mani del leader del partito maggiore senza nessun tipo di peso e contrappeso in grado di mitigarne l’eventuale tendenza autoritaria.

Chi dice che la riforma renziana ricorda quella ipotizzata da Bettino Craxi negli anni Ottanta o che è in tutto simile a quella berlusconiana bocciata dal referendum del 2006 afferma il falso. Perché l’allora segretario del Psi non diede mai una forma istituzionale al suo progetto e si limitò a lasciar intendere che avrebbe potuto ricalcare il semipresidenzialismo francese. E perché la riforma costituzionale del centrodestra disegnava un premierato forte con il bilanciamento di un Parlamento articolato su due Camere formate da un numero ridotto di deputati e senatori, ma perfettamente in grado di esercitare il controllo democratico sul capo del Governo eletto direttamente dal popolo.

I sostenitori del “Sì” riconoscono che la riforma Renzi-Boschi non è il massimo della perfezione. Ma ripetono il mantra che è meglio cambiare poco piuttosto che non cambiare nulla e pretendono di convincere gli italiani, in particolare gli elettori dei partiti del centrodestra, che il cambiamento imperfetto serve comunque ad impedire la paralisi del Paese ed il possibile avvento al potere del Movimento Cinque Stelle.

Ma le loro sono argomentazioni fasulle. Perché i cambiamenti sbagliati non sono facili da correggere. Ma soprattutto perché a determinare la paralisi del Paese ci hanno già pensato due anni e mezzo di governo renziano. Nessuno dubita che i grillini potrebbero fare di peggio. Al momento, però, i guai vengono dall’autocrate toscano. Ed è lui che va bloccato con il “No”. Al resto ci si penserà dopo!

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05