
L’ingordigia mediatica può provocare strani effetti. Moltiplica sicuramente la conoscenza dell’ingordo presso il grande pubblico, ma può anche far scattare delle crisi di rigetto presso masse consistenti di cittadini stanche della esagerata esposizione dell’insaziabile divoratore di visibilità.
Ciò che è avvenuto martedì sera è un campanello d’allarme per Matteo Renzi. Che ha parlato per un’ora e mezzo a “Politics” alzando l’indice di ascolto della trasmissione della Rai ma che, nello stesso momento in cui si esibiva di fronte a Gianluca Semprini, è stato battuto dal pentastellato Luigi Di Maio presente nelle studi de La7 nella trasmissione di Giovanni Floris.
Questo significa che Di Maio sia in grado di attrarre più pubblico del Premier? Niente affatto. Il giovane grillino, incompetente su tutto ma aspirante ai massimi destini politici, può suscitare curiosità per questa sua singolare caratteristica di non sapere nulla ma di volere comunque il massimo, ma non ha la stessa attrattività del più consumato comunicatore che è Matteo Renzi. E allora?
La risposta è che nel momento in cui il Presidente del Consiglio compare in televisione a reti unificate all’ora di colazione, all’ora di pranzo e all’ora di cena, si ripropone in ogni trasmissione popolare e, grazie a questa sua presenza costante, allarga con la sua persona e con il suo messaggio referendario “o me o il caos” anche i palinsesti notturni, non provoca soltanto uno stato di fastidiosa saturazione nell’opinione pubblica ma fa scattare una forma di insopprimibile rigetto per quella che non viene considerata solo la conseguenza di una precisa strategia propagandistica ma anche e soprattutto il segno inequivocabile di una arroganza insopportabile.
I maghi della comunicazione saranno pure convinti che questa ingordigia mediatica sia comunque positiva in quanto diretta a conquistare i voti della grande massa di indecisi rilevata da tutti i sondaggi elettorali. Ma questi maghi non sembrano avere una grande conoscenza delle caratteristiche degli indecisi del nostro Paese. Che non sono quelle di chi è scarsamente informato, brancola nel buio della propria ignoranza e si lascia conquistare dalla notorietà divenuta ossessiva. Ma che sono quelle di chi non si fida di nessuno perché disgustato di ogni forma di rappresentanza politica e, di fronte al messaggio arrogante e presuntuoso “o me o il caos”, può essere tentato di preferire il caos al petulante ed incontenibile ingordo mediatico.
Aggiornato il 09 aprile 2017 alle ore 18:59