
La tesi di Ernesto Galli della Loggia secondo cui il centrodestra italiano ha perso la propria identità perché la sinistra di Matteo Renzi se ne è appropriata è sbagliata per un duplice motivo. Il primo è che Renzi non rappresenta la sinistra ma solo se stesso, cioè un personaggio senza una identità che si introduce di volta in volta in quelle altrui non per convinzione ma solo per sfruttarle in funzione del proprio successo personale. La seconda è che la destra non riesce a ritrovare e definire la propria identità perché l’egemonia culturale del politicamente corretto, che ha ereditato totalmente la vecchia egemonia culturale della sinistra, impedisce con la criminalizzazione, retaggio del terzinternazionalismo più ottuso, ogni idea e fermento non in linea con il pensiero unico onnipresente ed onnipotente.
Che Renzi non rappresenti la sinistra ma solo se stesso, cioè un personaggio privo di radici ma pieno solo di ambizione personale, è un dato di fatto difficilmente contestabile. Lo affermano quanti rivendicano di essere i veri eredi e rappresentanti della sinistra tradizionale, ma non lo negano neppure i suoi più stretti amici e sostenitori. Che in passato avevano tentato di dipingere Renzi come il Tony Blair italiano, rinnovatore della sinistra ma sempre nella sua storia. E che ora rinnegano qualsiasi parentela con l’ex leader laburista e cercano di presentare il premier italiano come l’uomo nuovo che non ha nessun fardello di tipo ideologico alle spalle.
Questo uomo nuovo, secondo Galli della Loggia, non avendo un’identità di sinistra si sarebbe impossessato di quella persa dalla destra. Quale sarebbe, però, questa identità renziana trafugata alla cultura moderata? Il premierato camuffato della riforma costituzionale? La promessa della riduzione delle tasse? L’euroscetticismo dell’ultima ora? In realtà ognuno di questi scippi si è consumato solo in minima parte. Renzi non ha avuto il coraggio di dichiarare al Paese di essere per il premierato esplicito, cioè per il rafforzamento del potere esecutivo a scapito di quello parlamentare. Considera il tema della riduzione delle tasse solo uno strumento di propaganda in vista del voto referendario. E cavalca le critiche all’Europa della Merkel e di Hollande solo per raccattare un po’ di consenso in favore del “Sì”.
D’altro canto, come ben sa l’editorialista del Corriere della Sera visto che scrive per il quotidiano più impregnato di conformismo politicamente corretto, come potrebbe Renzi impossessarsi della cultura di destra quando questa cultura è sistematicamente criminalizzata dal pensiero unico dominante? Quello che ha bollato come fascista il presidenzialismo, è statalista fino al midollo tanto da santificare il principio della tassazione senza limiti e bolla come populista, nazionalista e razzista chiunque si permetta di sottolineare come l’Europa dei burocrati stia uccidendo il Vecchio Continente ed i suoi popoli.
La criminalizzazione ha impedito alla destra di imitare la sinistra nella sua formazione della egemonia culturale. Ma la crisi dell’illusione della sinistra di poter continuare a risolvere i problemi delle società sempre più complesse affidandone la soluzione allo stato burocratico e assistenzialista ripropone l’attualità della cultura fondata sui valori e le libertà dell’individuo. Galli della Loggia lo saprebbe bene se non fosse confuso dall’esigenza di disegnare Renzi come il gigante del pensiero e dell’azione che non è!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05