
Ma sul serio Matteo Renzi pensa di vincere il referendum passando dalla soddisfazione per i buffetti sulla guancia della Cancelliera Angela Merkel alla protesta perché l’asse franco-tedesco se ne infischia delle richieste dell’Italia sull’allentamento dei vincoli monetari e sulla questione degli immigrati?
Lo strappo con i padroni dell’Europa che secondo il Presidente del Consiglio ed i suoi consiglieri dovrebbe assicurargli il consenso degli euroscettici e dei populisti moderati del centrodestra, cioè di quella massa di elettori destinata ad essere determinante per l’esito della consultazione referendaria, non ha alcuna possibilità di trasformarsi in un’arma vincente. Non perché non esista nel Paese ed all’interno del popolo moderato un diffuso sentimento di rabbia per una Europa a trazione tedesca che bada solo agli interessi germanici invece che tenere in considerazione anche quelli dei Paesi mediterranei. Ma perché agli occhi di questo stesso popolo le giravolte ed i contorsionismi di Renzi non sono minimamente credibili. Il fatto che il nostro capo del Governo sia pronto anche a sfidare i suoi sostenitori esteri pur di difendere gli interessi italiani appare come la conferma clamorosa e brutale dello stato di disperazione in cui versa il Premier in vista di un referendum che può segnare la fine della sua avventura politica.
Il popolo bue a cui pensa il nostro Presidente del Consiglio è molto meno bue e molto più smaliziato di quanto lui ed i suoi consiglieri possano immaginare. Questo popolo adulto sa bene che Renzi non si può in alcun modo liberare dai nodi che lo tengono strettamente legato al carro dell’egemonia tedesca sull’Europa e comprende fin troppo bene che lo strappo di Bratislava non ha alcuna rilevanza fuori dei confini nazionali, ma serve soltanto a tentare un frettoloso recupero elettorale all’interno del cortile domestico italiano.
Il perché di questa mossa è fin troppo chiaro. Renzi ha ormai ben chiaro che il referendum non sarà il plebiscito in proprio favore come aveva immaginato all’inizio. Più si avvicina una data, che non a caso ancora non è stata fissata, più si delinea per lui lo spettro di una dolorosa e devastante sconfitta. Di qui il ricorso all’arma segreta e disperata della rivolta contro la Merkel ed Hollande. Ma le armi segrete, com’è noto, non servono a nulla quando le sorti dei conflitti sono segnati!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:06