
L’esito del referendum può mutare le condizioni politiche all’interno della maggioranza di governo, ma non incide in alcun modo sulla sua consistenza numerica. Questo significa che il risultato della consultazione referendaria, qualunque esso sia, può non avere alcun effetto sulla tenuta della maggioranza e sulla sopravvivenza dell’Esecutivo guidato da Matteo Renzi. Se il Governo dovesse rafforzarsi da una vittoria del “Sì” o indebolirsi e cadere in seguito ad una eventuale vittoria del “No” dipenderebbe solo da una scelta politica di una parte della maggioranza o dello stesso Presidente del Consiglio.
Chi chiede stabilità e sollecita gli italiani a seguire le indicazioni che vengono da Washington e Berlino in favore del “Sì” dovrebbe capire che la sua pressione serve soltanto a tornare a drammatizzare ed a personalizzare al massimo il referendum. L’azione delle Cancellerie Usa ed europee non aiuta Renzi, che aveva finalmente capito come fosse del tutto sbagliato trasformare il referendum in un plebiscito in favore o contro la sua persona, ma lo danneggia in maniera irreparabile. Dopo aver incassato l’accusa di essere il “fantoccio” nelle mani dei poteri forti italiani, dalla Fca di Sergio Marchionne alla Confindustria di Vincenzo Boccia, il Premier si ritrova oggi con il marchio di proconsole di Barack Obama, di Angela Merkel e dei poteri finanziari europei ed internazionali.
L’abbraccio dei potenti potrebbe aiutare Renzi se l’opinione pubblica italiana fosse convinta che per uscire dalla crisi ci si debba affidare ai governi americano e tedesco. Ma la politica mediterranea dell’amministrazione americana è riuscita solo a destabilizzare l’intera area e quella della Germania ha avuto come effetto quello di asservire totalmente la Grecia. Obama e Merkel, dunque, non sono credibili nel ruolo di garanti di Renzi nei confronti dell’opinione pubblica italiana. Saranno pure i “padroni” del mondo occidentale, ma rappresentano la certezza di non fare gli interessi del nostro Paese e di essere animati solo di “sacro egoismo” nei confronti delle rispettive nazioni. Questo significa che gli italiani tornano a nutrire sentimenti nazionalistici? Niente affatto. Sono solo realisti e smaliziati!
Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07