Il naufragio  del partito degli onesti

Ciò che sta accadendo alla giunta comunale pentastellata che doveva rivoltare Roma come un calzino non è altro che un naufragio ampiamente annunciato. Sotto questo profilo, concordo in pieno con la definizione di Arturo Diaconale, secondo cui nella Capitale la cambiale politica dei grillini è già scaduta. Non ci si può, infatti, presentare al mondo con l’arroganza di chi definisce ladri ed incapaci tutti coloro che militano al di fuori del Movimento Cinque Stelle, autocertificando la propria assoluta onestà ed infallibilità, per poi inscenare l’inguardabile teatrino che vede protagonisti da mesi Virginia Raggi e la sua Armata Brancaleone.

Tanto irreale era la prosopopea di creare una religione politica dell’onestà, in cui bastava applicarsi un distintivo a Cinque Stelle sulla giacchetta per ritenersi bravi e puri a 360 gradi, quanto più traumatico per chi vi ha creduto in buona fede appare oggi il risveglio dal sogno.

Nel caos sistemico di un Paese sempre più confuso, nel quale si nota da decenni una crescente perdita del senso della responsabilità individuale e collettiva, non può esistere un partito degli onesti. La visione manichea e piuttosto infantile dei grillini, messa a durissima prova soprattutto a Roma ma non solo, presuppone un mondo a due colori, bianco e nero, e con due tipologie di individui: buoni e cattivi. Si tratta di una semplificazione molto efficace, almeno finora, per raccogliere con grande velocità il consenso elettorale. Ma altrettanto velocemente, dati i suoi effimeri presupposti, la medesima semplificazione conduce al disastro politico chi la interpreta. La nemesi politica di chi, all’interno di un sistema sfasciato, propone ricette magiche e facili scorciatoie risulta praticamente scontata. Sotto questo profilo, la sorte che si sta profilando per il velleitario movimento fondato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio non sembra tanto dissimile da quella che prima o poi travolgerà Matteo Renzi, anch’egli sospinto in alto da una quasi scientifica capacità di spacciare illusioni per ricette praticabili. Sia che si venda il fumo dell’onestà o sia che si distribuiscano false speranze infarcite di mance elettorali, l’inarrestabile declino italiano non può che accelerare un rapido ricambio nella classe in espansione dei falsi profeti.

Il Paese avrebbe bisogno ad ogni livello di statisti e amministratori dotati di pragmatismo e senso della realtà. Invece dalla società italiota emergono solo chiacchieroni e cantastorie. Non possiamo prendercela con nessuno. Questi sono i tempi, questi sono i costumi.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07