In Libia contro  il neo-isolazionismo

Ha perfettamente ragione Romano Prodi quando sostiene che l’Italia deve ritrovare il suo ruolo in Libia. Ma qual è questo ruolo? L’ex Presidente del Consiglio non lo dice. E non è difficile immaginarne il motivo. Perché stabilire se e quale ruolo il nostro Paese debba assumere nei confronti della ex colonia è estremamente difficile. L’antico rapporto coloniale è ovviamente improponibile. Lo stesso vale per quella sorta di protettorato che esisteva nei primi anni del secondo dopoguerra con la Libia di Re Idris. Per non parlare dell’intesa privilegiata fondata sui reciproci interessi che tutti i governi italiani di qualsiasi colore hanno tenuto con il colonnello Gheddafi all’epoca della sua dittatura sul vecchio “scatolone di sabbia”.

Il “se” ritrovare il ruolo in Libia sembrerebbe scontato. Anche se i dilettanti avventuristi a Cinque Stelle vanno teorizzando per il nostro Paese l’avvento di un neo-isolazionismo fuori della storia e di ogni forma di logica. Ma, assodato il “se”, è il “come” che diventa complicato definire. Perché la Libia è frantumata dalle lotte tribali e, soprattutto, dai tentativi di ogni genere di potenza di livello mondiale o locale di sfruttare e cavalcare queste lotte tribali per conquistare peso ed influenza su parte del Paese.

Se l’Europa avesse un’identità politica in grado di potare avanti una politica estera e militare unitarie il problema del rapporto con i diversi abbozzi di istituzioni statuali presenti in Libia sarebbe meno complicato da risolvere. Gli interessi dell’Europa unita nel Mediterraneo potrebbero facilmente coincidere con quelli degli Stati Uniti. Ed il peso unitario dell’Occidente potrebbe avere gioco più facile nel bilanciare i tentativi dei Paesi arabi in contrasto tra di loro di trasformare pezzi della Libia in loro protettorati.

Ma questa Europa non esiste. È dal 2011 che la Francia opera in Libia perseguendo un proprio obiettivo egemonico a dispetto degli storici rapporti tra il nostro Paese e quello libico. Ed in un contesto segnato da questo contrasto con la “sorella” latina europea che va ridefinito il ruolo del nostro Paese tornando a seguire la Stella Polare dell’interesse nazionale. Questo interesse impone una maggiore presenza italiana in Libia. Che deve essere sicuramente diplomatica ed economica ma che, sia pure con la massima prudenza ed accortezza, deve poter prevedere anche una presenza militare.

Ma il Paese del neo-isolazionismo demenziale è pronto a svolgere questo ruolo?

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:07