Il problema della Libia è solamente la Francia

Il problema della Libia non si risolve a Tripoli, a Bengasi o a Tobruk ma al Cairo e, soprattutto, a Parigi. L’Italia potrà concedere l’uso delle basi di Sigonella ed Aviano agli aerei Usa per tutto il tempo che il Pentagono considererà per eliminare le formazioni dell’Isis presenti in Libia. Ma se il governo di Roma crede che i bombardamenti americani servano da soli a risolvere il problema libico sbaglia di grosso. Perché il nodo della questione non si trova nell’Isis ma, da quando la Francia di Sarkozy lanciò l’attacco contro Gheddafi seguito dalla Gran Bretagna e dagli Stati Uniti, nella decisione di Parigi di approfittare della debolezza dell’allora Governo Berlusconi per scalzare l’influenza italiana sulla Libia e sostituirsi ad essa.

Dal 2011 ad oggi la situazione sul terreno libico è radicalmente cambiata, ma il nodo di fondo è rimasto lo stesso. Il Paese ha perso la sua unità, diviso com’è tra il governo di Tripoli, quello di Tobruk, le aree controllate dall’Isis e quelle tenute ben strette dalle varie tribù. Ma il governo francese di François Hollande non ha cambiato di una virgola il disegno del suo predecessore di sostituire l’influenza di Parigi a quella di Roma sul vecchio “scatolone di sabbia”. E persegue questo obiettivo anche accontentandosi di esercitare la propria influenza non su tutta la Libia, ma su una sola parte del territorio, in particolare quello della Cirenaica, in piena sintonia con l’Egitto che ha bisogno di avere la massima sicurezza sul proprio confine occidentale.

Il problema libico dunque non è l’Isis, che si può battere sul terreno lasciando che gli aerei di Barack Obama facciano il lavoro sporco, ma è la Francia e la sua decisione di arrivare a dividere la Libia almeno in due parti (Tripolitania e Cirenaica) pur di assicurarsi il petrolio della “quarta sponda”.

Questo problema, allora, non può essere risolto dagli Stati Uniti ma solo da un negoziato tra Italia e Francia nell’ambito europeo. È in Libia, in sostanza, che l’Europa gioca la propria aspirazione ad una unità che non può essere solo monetaria, ma deve essere anche e soprattutto economica e politica.

Aggiornato il 08 ottobre 2017 alle ore 23:05